Alcuni giorni fa mi sono imbattuta in una storiella, che con poche e semplici immagini illustra molto bene una grande realtà che riguarda la nostra vita psichica: la relazione tra tutte le parti di noi e l’influsso che essa ha sull’intero processo di autorealizzazione. Di certo il concetto di fondo, che siamo chiamati a un costante lavoro di auto-osservazione e di auto- trasformazione, è vivo e chiaro in tutti, ma può accadere che prevalga uno stato di inerzia e di routine, se non anche la convinzione che l’opera di revisione e di integrazione delle componenti della nostra psiche sia già stata fatta una volta per tutte ai primordi del percorso di autoconsapevolezza.

Invece non è affatto così e il credere che possiamo procedere principalmente attraverso l’aspirazione e gli ideali elevati prima o poi porta a scontrarci con una realtà affatto diversa.

L’inconscio per la maggior parte delle persone è come un equipaggio su una nave che è nascosto e rinchiuso molto al di sotto dei ponti, nelle viscere più profonde e più oscure della nave. Questo equipaggio sta lottando, dal suo punto di vista limitato, per cercare di aiutare a guidare la nave verso ciò che pensa sia la rotta giusta. Tirano qua e là sui meccanismi di sterzo o armeggiano con il modo in cui il motore funziona, e talvolta lo spengono se sentono che la nave sta andando fuori rotta. Ciò si traduce spesso in una rotta molto irregolare per l’avanzamento della nave.

Quindi un giorno, a causa di queste difficoltà nella guida della nave, il capitano decide di dare un’occhiata più da vicino a quello che sta succedendo sotto i ponti e apre la porta della botola dove l’equipaggio sta lavorando. La luce si riversa in questo regno precedentemente oscuro e l’equipaggio prima ignorato, non apprezzato, è sorpreso, spaventato e in qualche modo cauto su tutta questa attenzione inaspettata.

Il capitano dice agli uomini dell’equipaggio di aver compreso il valore e l’importanza del loro ruolo nell’aiutare a guidare la nave. Riconosce il loro intento positivo nel cercare di aiutare a mantenere la nave al sicuro ed evitare di essere naufraghi come pensano avverrà. Dice loro anche che alcune delle cose che hanno fatto in realtà non aiutano, ma stanno causando problemi con il funzionamento della nave, come manipolare la guida in modo che non risponda al timone, o traboccare dalla caldaia o arrestare il radar dal suo lavoro.

Il capitano li informa che sono una parte importante della nave e vorrebbe che partecipassero pienamente per aiutare a mantenere la nave stabile, sicura e in rotta mentre si avvia verso nuove entusiasmanti destinazioni. Il capitano continua dicendo loro che non solo questo equipaggio è parte integrante e importante della nave, ma che fanno parte del capitano stesso e condividono le stesse dimensioni superiori dell’essere e dello scopo con il capitano e possono aiutarlo nel realizzare tali scopi superiori.

Immaginate la gioia dei membri dell’equipaggio quando realizzano appieno ciò che viene loro offerto e le possibilità di vita e di crescita notevolmente migliorate a loro disposizione. Il capitano si rende anche conto che potrebbero esserci alcuni membri dell’equipaggio a cui piacevano le cose lasciate nell’oscurità e vorrebbero continuare a lavorare segretamente cercando di controllare la nave. Ma sa che con amore e un atteggiamento cooperativo, anche loro vedranno la gioia e le possibilità di questa nuova vita co-creativa.

Il capitano guida la nave per le stelle, il contesto più ampio di dove si trova la nave e dove sta andando, e di come contribuisce al flusso della vita nel mondo. Ma se si concentra solo sui problemi della gestione della nave, potrebbe non ottenere una lettura chiara delle stelle e perdere di vista il suo vero percorso. Quindi si rende conto che deve aiutare i suoi partner nascosti in basso a capire dove sono e dove stanno andando in modo che possano dargli il pieno supporto nel loro viaggio condiviso.

Per raggiungere questo obiettivo, il capitano si affida al navigatore celeste, che è in contatto con le stelle e detiene la visione più ampia dello scopo e della direzione della nave, e vede e conosce il suo posto nel mondo e nell’universo. Il navigatore risponde sempre amorevolmente alle richieste di aiuto e ha un’idea chiara di dove sta andando la nave, e tuttavia consente al capitano di gestirla senza interferire direttamente.

Quindi il navigatore è molto contento quando il capitano inizia a collaborare con i membri dell’equipaggio sottocoperta, il che rende più facile per il navigatore guidare la nave e mantenerla sulla sua vera rotta. Alla fine, il capitano si rende conto che il suo vero obiettivo è riunire il navigatore e i membri dell’equipaggio, lavorando in partnership, amore e cooperazione. Man mano che questo viene gradualmente raggiunto e i tre regni iniziano a fondersi, insieme irradiano una bellissima energia su tutta la nave, mantenendo tutto l’equipaggio gioioso e impegnato a co-creare ed evolvere insieme.”

In queste immagini troviamo dunque un capitano che ha la responsabilità della nave; un equipaggio, che rema sottocoperta e fa sì che la nave proceda; un navigatore celeste, colui che sa dove la nave sta andando e che ne detiene la rotta verso una direzione evolutiva. Il capitano è il nostro io cosciente, l’equipaggio sono le varie parti di noi, formatesi nel passato e che continuano a fare la propria parte, ma che spesso sono preda di automatismi disfunzionali al viaggio; il navigatore celeste è l’anima, che ha il compito di ispirare il capitano, in modo che il viaggio avvenga nella direzione giusta.

Una funzione decisiva ce l’ha proprio l’io cosciente, il vero agente di integrazione delle varie componenti e il garante del loro benessere. E’ la sua condotta ben orientata e altresì amorevole, che consente di utilizzare appieno tutte le risorse presenti nell’inconscio inferiore (la sottocoperta) e nell’inconscio superiore ( il navigatore celeste).

Stiamo solo ripetendo, con un linguaggio un po’ diverso, ciò che già sappiamo dalla psicosintesi personale e transpersonale, che molti di noi conoscono alla perfezione. Ma una cosa è conoscere e l’altra è ricordare costantemente; una cosa è sapere come funziona il modello e l’altra è trovare i modi di applicarlo giorno dopo giorno alla propria vita. A volte, proprio la sicurezza di sapere trae in inganno e fa credere che tutto sia già stabilmente acquisito, mentre è solo l’impegno quotidiano a tenere insieme tutte le componenti del nostro essere- io cosciente, inconscio inferiore e inconscio superiore- e a farle agire in consonanza, ciò che può assicurare il successo dell’importante viaggio esistenziale che abbiamo intrapreso.

Spesso l’illusione del tempo lineare, secondo cui ciò che abbiamo realizzato una volta non ha bisogno di venire ripreso e riattualizzato, ci porta a credere che non sia ormai più tempo per noi di occuparci attentamente di tutte le nostre parti. Invece il processo di integrazione psichica non ha fine e deve essere coscientemente portato avanti fino all’ultimo giorno di vita.

Il percorso passa per orbite sempre più raffinate ed elevate, che richiedono un’integrazione sempre più precisa e profonda. Quando la sintonia cooperativa tra queste tre componenti fondamentali del nostro essere sarà stata realizzata ad un buon livello, solo allora l’energia dell’anima potrà infondersi nel suo strumento, la personalità. L’aspirazione non basta! E’ necessaria anche una costante integrazione.

Possiamo delineare sinteticamente le varie tappe del processo:

  • Identificazione nell’io cosciente, l’osservatore
  • Riconoscimento della provenienza dei vari impulsi, sensazioni, pensieri ed emozioni: da quale delle nostre tre parti?
  • Contatto gradualmente intensificato tra l’io cosciente e i due inconsci, l’inferiore e il superiore
  • Accoglienza di nuovi elementi sia dall’alto che dal basso
  • Cooperazione sempre più ricca tra le tre componenti del nostro sé

L’amore è quell’energia che ci consente di tenere in contatto le varie parti tra loro, di creare coesione interna e di sviluppare dunque il magnetismo necessario per attrarre la luce dell’anima.

Questa che ci è richiesta è un’opera di settimo raggio, che basa sulla relazione tra le parti e sulla loro cooperazione cosciente: del tutto diversa dal modo di procedere del sesto raggio, che tende invece a tenere fuori tutto ciò che è disturbante al fine della realizzazione dell’ideale.

E’ anche un’opera creativa continua, che coinvolge tutto il nostro essere e che rende davvero creativo ogni momento della vita quotidiana: è una Sintesi gioiosa!

di Marina Bernardi