L’umorismo è l’allenamento ideale per diventare asimmetrici ai guai del mondo
“L’INTERVISTA”
Una stazione televisiva locale aveva invitato Hermes per un’intervista sull’umorismo e lui, contrariamente alle sue abitudini, aveva accettato di buon grado.
Come mai un uomo serio come lei, che non gradisce parlare in televisione, ha accolto questa nostra richiesta? – domandò subito l’intervistatore.
Proprio perché credo che non ci sia niente di più serio e di più urgente che parlare in questo momento dell’umorismo! – rispose deciso Hermes.
Ci dica allora che cos’è per lei l’umorismo… – proseguì l’intervistatore.
È l’unico atteggiamento con cui affrontare in maniera opportuna e utile i problemi personali e quelli del mondo. – disse Hermes e continuò – A tal proposito si narra che da un pianeta più evoluto, fosse stata inviata sulla Terra una commissione di esperti, per stabilire la discendenza dei suoi abitanti. Alcuni sostenevano che provenissero dagli dei; altri, per la verità più numerosi, li volevano eredi diretti del mondo animale. Bene, dopo un periodo prolungato di permanenza tra di noi, gli extraplanetari tornarono afflitti a casa loro e riferirono di aver trovato prove inconfutabili, nel comportamento degli uomini, che li facevano ritenere direttamente collegati agli animali. Aggiunsero che mancavano, invece, prove certe per stabilire una paternità divina.
Ma la morale più tragica di questa leggenda viene fuori dal seguito di questa storia. Sembra in fatti, che gli animali, una volta trapelata questa notizia sul nostro Pianeta, reagirono con indignazione e aggressività, rifiutando qualsiasi affinità con gli uomini. Si dice anche che molti animali diventarono allora feroci nel tentativo di spaventare gli esseri umani per costringerli a sloggiare la Terra. E, sempre stando ai “si dice”, pare che fu proprio questa la causa che spinse gli uomini più acuti e intelligenti di quel tempo a diventare cacciatori, nella speranza di distruggere, divertendosi, quei temibili rivali.
Stando così le cose – prosegui sorridendo Hermes – non ci resta che accettare con umorismo quello che siamo, e questo non è possibile se non ci disidentifichiamo da quell’immagine seriosa che ci siamo costruiti e con cui interpretiamo il mondo e i suoi eventi. È solo ristabilendo le giuste proporzioni tra quanto di animale e quanto di divino c’è in noi che possiamo integrarci in una realistica “via di mezzo”, che è l’unica foriera di un processo di crescita per la nostra coscienza.
Ci parli dell’umorismo in termini psicologici – riprese l’intervistatore.
Ed Hermes: Noi siamo allo stesso tempo i registi e gli attori della nostra vita, che altro non è che una rappresentazione momentanea dei nostri talenti. Ora, questa rappresentazione può essere vissuta come un dramma o come una commedia e questa scelta dipende soltanto da noi. È vero che il condizionamento collettivo propende per la tragedia, ma è anche giusto riflettere che sebbene la nostra cultura provenga dall’Era del sacrificio e dell’espiazione e quindi, per tradizione sia listata a lutto, ora siamo entrati nell’epoca della gioia, anche se ancora non ce ne siamo resi conto.
Non so proprio che cosa ci sia da vivere con gioia in questi tempi! – interruppe l’intervistatore…
La sua ovvia considerazione – rispose Hermes – mette in luce l’atteggiamento che tutti noi abbiamo verso la vita: ci aspettiamo che sia essa a condurci, nel bene e nel male, verso quello che chiamiamo “il futuro”, dimenticando che la vita è come una bimba cieca che aspetta gli occhi e la mano del genitore per costruire il presente. E quel genitore è ciascuno di noi, che se ne renda conto o meno. È per questo che possiamo affermare che l’era della gioia la creeranno quegli uomini che saranno capaci di esprimere gioia, qui e adesso. Non saranno molti, ma saranno comunque sufficienti per capovolgere l’“umore” della Terra, diventando esempi per tutti quelli che li vorranno imitare. L’umorismo, in questa prospettiva, è l’allenamento ideale per diventare asimmetrici ai guai del mondo, imparando a sorridere dei propri e altrui errori: è un allenamento che inizia sviluppando dentro di noi il senso del relativo e del momentaneo, che ci fa intuire all’improvviso uno spazio e un tempo imprevisti in ogni evento. È come scoprire una dimensione più ampia, in cui collocare ogni singola esperienza, destrutturando le categorie mentali ed emotive usuali: agisce come un caleidoscopio che, scuotendo le “cose” prestabilite, le fa apparire in forme e colori nuovi, evocando in noi stupore e sorpresa, qualità che l’abitudine della vita per lo più soffoca.
L’intervistatore: Secondo questa sua teoria non esistono allora “punti fermi” nel nostro mondo?
Hermes: I “punti fermi”, come li definisce lei, esistono solo nella nostra mente e nell’abitudine che essa ha costruito, identificandosi in tutto ciò che la circonda e con cui viene in contatto. Basta disidentificarci dalla struttura fisica, cioè viverla come qualcosa di diverso dalla nostra realtà più intima e più profonda, per non sentirci più legati al tempo e allo spazio usuali: questa è infatti un’esperienza che noi viviamo quotidianamente durante il sonno e di cui abbiamo percezioni frammentarie nei sogni, ed è prodotta da una parziale disidentificazione automatica della nostra coscienza rispetto al corpo fisico. Qualcosa di analogo avviene anche quando ci disidentifichiamo da alcuni stati d’animo abituali: può succedere che una buona notizia improvvisa trasformi la noia di una giornata tediosa in un momento di allegria e di gioia. E tutto questo avviene perché uno stimolo esterno ha cambiato l’“umore” della nostra coscienza, che da “grigio” e depresso è diventato attivo e vivace. L’umorismo, nel momento stesso in cui ci fa cogliere una visione diversa di un fatto, è come se ci facesse rapidamente mutare l’interpretazione mentale precedente, aprendoci a una nuova prospettiva insospettabile fino a un attimo prima.
Secondo lei – chiese l’intervistatore – l’umorismo è una qualità che si può acquisire o è una dotazione naturale?
Hermes: Tutto si può, anzi si deve, imparare, anche se è vero che l’umorismo è più congeniale ad alcune tipologie in particolare, ma si può comunque sviluppare questa qualità con un allenamento specifico. Ci sono individui portati naturalmente a sdrammatizzare gli eventi e a vederli con ottimismo, trasformandoli con motti di spirito, o comunque interpretandoli con distacco e serenità. È risaputo che esistono dei popoli più portati all’umorismo di altri, così come si citano esempi di illustri educatori, che dell’umorismo hanno fatto una vera e propria arte per insegnare ai loro discepoli.
Nella nostra cultura, che discende in gran parte da una visione pessimistica e persecutoria, è certamente impegnativo scoprire e diffondere la tecnica dell’umorismo. Se pensiamo, per esempio, al mito di Adamo ed Eva, secondo l’interpretazione corrente che ce li fa vedere scacciati dal Paradiso terrestre, in quanto mangiatori di mele offerte da serpenti maliziosi e tentatori, noi, come diretti discendenti, non abbiamo molto da ridere, specialmente se siamo nati in qualche valle del Trentino… Ma se pensiamo che mangiando mele la nostra coscienza è cresciuta fino allo stato attuale e che una mela caduta casualmente da un albero, ci ha permesso di scoprire la legge di gravità, la nostra reazione alla vista di un frutteto della Val di Non, sarà certamente diversa.
Di ogni mito si può cogliere, infatti, sia l’aspetto drammatico che quello “umoristico”, che proietta verso l’evoluzione.
L’intervistatore riprese: Ma l’umorismo come agisce nell’uomo?
Hermes: Innanzitutto facendoci vedere un aspetto nascosto della vita, perché la illumina di un “sovra-senso” prima non colto. Genera perciò sorpresa, come ben sanno i comici che utilizzano per questo battute impreviste e paradossali. La sorpresa nello stesso tempo accende l’interesse e sposta l’attenzione, producendo degli effetti anche a livello organico, attivando dei centri energetici prima sopiti. La nota umoristica modifica la mimica facciale, liberando energia benefica in chi la emette e in chi la riceve, e trasforma il tono dell’umore.
A livello mentale acuisce l’attività psichica, depolarizzandola momentaneamente dai circuiti convenzionali. Il segreto dell’umorismo è quello di imparare a ricercarlo e ad agirlo in maniera continuativa, non episodica e occasionale, e perciò sta nell’impegno a scoprire una visione parallela della vita, non facilmente accessibile, che richiede lo sviluppo dell’immaginazione creativa e l’uso continuo, anche se paradossale, della legge di causa ed effetto. Così procedendo l’evento, che altro non è che un effetto, diventa risibile perché collegato a un’interpretazione asimmetrica e ironica della causa che l’ha prodotto.
L’intervistatore proseguì: Cosa potrebbe suggerire a chi volesse sviluppare questa qualità a suo avviso così preziosa?
Prima di tutto – rispose Hermes – consiglierei di imparare a prendere in giro se stessi, perché l’autoironia ci permette di entrare in contatto con il nostro osservatore interiore, il nostro “io”, e di modificare la reazione emotiva rendendola allegra e giocosa. E quando questo atteggiamento, prolungato nel tempo, diventa un’abitudine, cambia radicalmente il nostro rapporto con il mondo perché inizia un processo di disidentificazione che in seguito produrrà l’inevitabile trasformazione dei nostri aspetti difettuali. Questo allenamento attiva nello stesso tempo le nostre capacità di discriminazione e di accettazione, aiutandoci a comprendere molti aspetti della vita altrimenti incomprensibili.
L’umorismo – continuò l’intervistatore – potrebbe quindi migliorare le relazioni umane?
Hermes: È innegabile che persone capaci di esprimere questa nota siano dei catalizzatori di “buon umore”, riuscendo a modificare lo stato d’animo del gruppo in cui si inseriscono. Chi non ricorda l’alto indice di gradimento che hanno alcune persone in grado di “tener su il morale” nelle serate sociali e negli incontri amicali?
La qualità specifica messa in moto dall’umorismo è la simpatia, che provoca stati d’animo positivi e affini, collegando immediatamente tra loro individui inizialmente distanti, creando così un clima di unione e armonia reciproca.
D’altra parte l’umorismo è anche il sentiero diretto che conduce a quella che è stata definita la “saggezza sorridente”, do sempre considerata l’obiettivo di molti insegnamenti spirituali.
Il ricordo dell’“illuminato”, immerso nella Pace interiore, che guarda benevolo e sorridente il flusso mutevole degli eventi della vita, può rappresentare per tutti noi un simbolo su cui meditare per ritrovare quel sorriso ineffabile che tanto ci attrae nella Gioconda di Leonardo.
L’umorismo introduce l’uomo in una lanterna magica di immagini e di colori imprevedibili, trasformando la vita quotidiana in una pittorica tavolozza affidata all’estro creativo di un improvvisato artista.
L’intervistatore: Lei pensa di avere questa qualità dell’umorismo?
Hermes: Credo che entrambi, io e lei, abbiamo dimostrato dell’umorismo accettando le reciproche parti di chi fa le domande interessanti e di chi risponde cose insensate.
Se così non fosse, ci sarebbe da preoccuparsi, perché saremmo tutti e due sicuramente matti!
In: “Poggio del Fuoco” – Quaderno della Comunità di Psicosintesi di Città della Pieve
N. 16 – “L’Umorismo” (novembre 1995)