Il centro è anche il punto di partenza per ogni processo di sintesi, così come ne è il punto di arrivo, quando elementi diversi trovano il loro compimento in un punto focale di vibrazione più alta di quella dei singoli componenti nella loro fase iniziale.

Come già altrove esplicitato (vedi articolo “La Focalizzazione come stile di Leadership”, Newsletter CEV dicembre 2021), la Focalizzazione è, per la Comunità di Etica Vivente, uno dei valori fondamentali: su di esso basa, oltre che la sua modalità di lavoro di gruppo, anche la sua struttura “politica” (cioè la sua modalità di autogoverno).

Per l’appunto, per lo più si esplora il concetto di focalizzazione dal punto di vista di un modo di esercitare una funzione nell’ambito della vita di gruppo. Ma vale la pena, data la portata psico-spirituale del tema, di accostarvisi anche da un’angolatura individuale, cioè cercare di comprendere cosa significhi e cosa implichi questa parola se collegata al processo di crescita della coscienza. Le due prospettive, quella di una funzione nel gruppo e quella di una funzione per lo sviluppo personale, hanno un denominatore comune: il concetto di “punto focale”.

Il punto focale ha la caratteristica di costituire sempre un centro: un centro che unifica vari elementi, un centro che tende a un obiettivo, un centro che raccoglie e ridistribuisce: insomma le funzioni svolte dal centro potrebbero diventare una lista molto lunga. Ma il centro è, sempre e comunque, il punto di origine di ogni processo costruttivo e, ancor più, creativo. Se non vi fosse un centro, qualunque essere e qualunque situazione non sarebbe che un insieme di elementi disconnessi sparpagliati nello spazio, per cui di nessuna efficacia, ma solo di inutile ingombro. Questo vale proprio per tutto: è necessario un centro nella nostra psiche, un centro nella cellula, un centro nell’organismo fisico, un centro in un’impresa; perfino la casa in cui abitiamo, per essere armonica, necessita che vi sia un locale che fa da centro e intorno a cui si distribuiscono gli altri spazi.

Nel modello della Psicosintesi, quel centro è l’”io” e, se non fosse così ben definito, lì, nel bel mezzo dell’ovoide, tutte le altre parti dello stesso non avrebbero alcuna possibilità di integrarsi e di svolgere la loro funzione in modo finalizzato e ordinato.

Possiamo dunque affermare, senza paura di sbagliare, che ogni manifestazione di bellezza ha sempre origine da un centro, quello del suo creatore, e, a sua volta, dà espressione a un centro: un’idea centrale, un messaggio centrale, un’immagine centrale, una funzione centrale…

Il centro è anche il punto di partenza per ogni processo di sintesi, così come ne è il punto di arrivo, quando elementi diversi trovano il loro compimento in un punto focale di vibrazione più alta di quella dei singoli componenti nella loro fase iniziale.

Il percorso della ricerca del centro, di per sé evolutivo, potrebbe però facilmente portare con sé il rischio di diventare ego-centrici, effetto molto frequente o addirittura inevitabile, sottolineato come pericolo dalla psicologia esoterica e d’altra parte abbondantemente manifestato nella nostra società e nei suoi mali: questi sono tutti derivanti, a livello sia interpersonale sia collettivo, da un egocentrismo che spesso sconfina in comportamenti socialmente disfunzionali. Per non incorrere nell’ego-centrismo, che sempre rallenta o blocca lo sviluppo, abbiamo comunque a disposizione un antidoto certo: farsi attenti e sensibili al centro di tutte le cose e delle persone intorno a noi. Ciò significa imparare a pensarci come centri, a osservarci come centri, a relazionarci come centri e anche a stimolarci reciprocamente come centri.

A questo punto forse vi chiederete: ma cosa c’entra tutta questa pappardella sul centro con la focalizzazione? Ecco la risposta: la focalizzazione parte proprio da lì, dal centro. Ma va anche oltre: il centro, una volta individuato, diventa un punto focale di forze, di risorse, di energie. Raccoglie in sé, insomma, molta ricchezza, grazie al suo naturale potere magnetico. Sapendo che lo spazio in cui viviamo e siamo è pervaso di Fuoco, non è difficile estrarne una favilla che accenda quel punto focale: nella nostra coscienza lo possiamo fare, né più né meno di come i bambini giocano a far incendiare un pezzo di carta attraverso una lente esposta al sole. La lente siamo noi quando attraiamo luce nel nostro punto focale e la carta che brucia è ciò che vogliamo accendere di un bel fuoco caldo e luminoso.

Imparare i segreti del punto focale, e dedicarsi ad accendere fuochi in noi e intorno a noi, è la quintessenza dell’autorealizzazione ed è un grande Compito.

La nostra Comunità, in fondo, esiste per questo e non è un caso che il primo casale, quello da cui è partita tutta l’opera di costruzione, si chiami proprio Poggio del Fuoco. Quella prima scintilla ha infiammato tanti e tanti cuori e si è espansa nei vari casali e nei villaggi, man mano che essi nascevano. Possiamo vedere i nostri spazi come tanti bracieri, in cui cimentarci col Fuoco: conoscerlo, addestrarci ad accenderlo e imparare a mantenerlo vivido in ogni circostanza. Questo intento è la vera essenza di tutte le attività a proposte ed è anche la grande promessa che la Comunità ha in serbo per coloro che vi si accostano.
La dedizione al Fuoco è il senso profondo della Focalizzazione: la bellezza di poter essere vestali consacrati del Fuoco perenne e onnipervasivo, vero Costruttore di un nuovo mondo.

Marina Bernardi