Il cambiamento in un gruppo non può derivare dalle proposte di forme diverse fatte da qualcuno, per quanto buone esse possano essere. Ma va accompagnato per vie interne da ognuno e da tutti, con persistenza (…)
Negli ultimi mesi e settimane abbiamo spesso affermato che la Comunità si trova in un momento di grande cambiamento: un cambiamento più profondo e radicale di qualunque altra modificazione apportata da un ciclo all’altro negli anni precedenti.
Ma cosa intendiamo per cambiamento? Ciò che ne cogliamo all’esterno, è fatto soprattutto di schemi di funzionamento diversi da quelli che li hanno preceduti, da nuovi settori o anche solo da nuovi nomi dati a settori già operanti o alla loro collocazione all’interno di più ampi campi di attività. Oppure il cambiamento viene da un’alternanza dei nomi delle persone che si occupano delle varie funzioni?
Certamente tutti questi aspetti sono fattori di possibili piccoli spostamenti di cariche energetiche nel sistema, grazie al semplice fatto che rompono le forme precedenti a cui ci eravamo abituati e anche assuefatti.
Ma, in realtà, non sarà mai il cambiamento delle forme espressive che produce una vera e stabile trasformazione nella coscienza di un gruppo. Anzi, le modificazioni esteriori potrebbero addirittura indurre all’illusione di aver fatto un passo verso il cosiddetto “nuovo”, di fatto però allontanandolo, quel nuovo. Per ritrovarsi, dopo il breve tempo in cui la novità ha infuso un senso di fiducia e di aspettativa, ad accorgersi che tutto si appiattisce di nuovo e che l’intensità dell’energia è la stessa, la vibrazione è la stessa e anche i vissuti sono gli stessi di prima.
Il vero cambiamento avviene solo quando tutti gli elementi che fanno parte di quel sistema avanzano verso un altro livello vibratorio: in altri termini quando il loro fuoco intrinseco si fa più vivido e, di conseguenza, la luce che ne emana si intensifica. Questo vale per tutto ciò che fa parte di quella vita di gruppo: oggetti e costruzioni sul piano fisico denso, scambi sul piano relazionale, contenuti cognitivi, qualità del pensiero, valori, piani e progetti, e così via. Tutto è passibile di essere portato coscientemente da un grado di luce ed energia ad un altro, più sottile e più raffinato.
Questo è il vero cambiamento: quello che intensifica la luce emanata da ogni essere e che coinvolge tutti gli esseri, ognuno secondo le sue possibilità e la funzione che ricopre all’interno dell’insieme.
E’ ovvio che l’agente fondamentale di questo tipo di cambiamento è la coscienza umana, con il suo potere di incidere su tutto ciò che la circonda e su cui posa la sua attenzione. Se l’intento è quello di tenere accesa la fiamma cosciente dell’amore verso un proposito evolutivo in tutto ciò con cui ci si relaziona, inevitabilmente avverrà un passaggio di stato nelle “cose che tocchiamo” con la nostra aura.
Il cambiamento in un gruppo non può derivare dalle proposte di forme diverse fatte da qualcuno, per quanto buone esse possano essere. Ma va accompagnato per vie interne da ognuno e da tutti, con persistenza: è quest’universalità che attiva l’onda trasformante che sospinge chi vi partecipa verso una nuova tappa evolutiva. L’importante è coinvolgersi, sentirsi parte attiva del processo in atto, in modo del tutto indipendente dalla dimensione visibile del proprio compito e del ruolo che si ricopre.
La vita del gruppo cambia solo grazie ai fuochi accesi da ognuno, che, convergendo, sospingono tutti verso il futuro.
Ognuno dovrà trovare in sé il proprio modo, perché questo non è uguale per tutti e non può essere valutato in base a manifestazioni esterne, ma può solo essere percepito per vie interne attraverso il cuore.
Marina Bernardi