La ricerca è la spinta insopprimibile che conduce l’uomo verso sconosciuti orizzonti esistenziali
Era una calda sera d’estate ed Hermes era venuto a parlare sul tema della ricerca, uno degli argomenti che stavano più a cuore ai membri della Comunità.
Questa volta si trattava di un discorso a senso unico in cui l’amico saggio rifletteva la sua lunga esperienza di studio e di impegno esistenziale: da sempre, lui ricordava, la ricerca aveva rappresentato il vero valore e l’unico scopo della sua vita, la sola musa a cui si era ispirato e a cui aveva dedicato l’intera esistenza.
Gli altri lo ascoltavano attenti e, almeno per quella notte, il silenzio del cielo stellato fu la muta risposta a tante parole.
“La ricerca è da sempre la spinta insopprimibile che conduce l’uomo e tutta l’umanità ad andare oltre, a procedere malgrado tutto verso sconosciuti orizzonti esistenziali, a cercare la strada del ritorno alla promessa casa del padre. È interessante comunque rilevare le diversità di livello e di modalità con cui quest’impegno viene affrontato e portato avanti dai vari individui e dai vari gruppi umani, e di questo è opportuno parlare.
Se ci domandiamo quanti sono i sentieri della ricerca umana, è corretto rispondere che sono infiniti, quanti appunto sono gli uomini che cercano. Ma questa miriade di possibilità si sintetizza infine in sette categorie, animata ciascuna da un timbro particolare di energia secondo la suddivisione tipologica propria dell’umanità.
Chi accetta una visione finalistica dell’esistenza, e cioè che tutto ciò che esiste ha una ragione di essere, deve comprendere che un progetto di vita porta in sé le mete del suo divenire, e quindi anche del suo futuro. Noi non dobbiamo far altro che intuirlo e gradualmente seguirne le indicazioni attuandolo con il vettore della nostra volontà; il metodo è quello sperimentale del provare e riprovare fino a che l’ipotesi si realizzi. In quest’ottica, dare un senso alla propria vita è il primo conseguimento veramente umano e rappresenta l’inizio del percorso dell’autorealizzazione.
Due sono le fasi che di norma distinguono il vissuto dell’uomo: la prima è quella dell’età giovanile in cui è dominante il desiderio della conquista, talvolta fine a sé stessa, per appagare il bisogno di conoscenza, bisogno che spesso si permea dell’esigenza di possedere l’oggetto a cui si aspira. Questa fase può perdurare per tutta la vita, che sarà allora caratterizzata da un’alternanza di momenti di iperattività e momenti di apatia, in cui gioie e delusioni si mischieranno come in un caleidoscopio: i vissuti, infatti, prendono colore e forma secondo l’intensità emotiva di chi li vive, creando un arabesco fantastico in cui è facile rimanere invischiati. Ma quando appare un’autentica aspirazione spirituale, allora si entra in una seconda fase della vita quella degli interrogativi e della ricerca, in cui diventa impossibile vivere senza dare un senso superiore, più definito e più stabile alla nostra esperienza. È la fase che prelude l’inevitabile abbandono di ciò che abbiamo finora conquistato per conseguire ciò che è più vero, ciò che è più bello, ciò che è più giusto. Ed è a questo punto che è necessario finalizzare la ricerca alla scoperta del sentiero che la nostra anima ha predisposto per noi.
La psicologia esoterica ci indica sette percorsi di cui descriveremo sinteticamente i tratti fondamentali affinché ciascuno di noi possa intuire quello che lo condurrà alla vetta del monte divino.
Un primo percorso nella ricerca della luce interiore è quello caratterizzato da una qualità particolare dell’energia psicospirituale, che può essere definita potere dinamico, nel senso che agisce potentemente nel processo di trasformazione in atto sul pianeta. Chi è animato da questa vibrazione è continuamente proiettato nel futuro, costretto a demolire ogni aspetto inadeguato della vita dentro e fuori di sé: è quel compito ingrato che, svolto inizialmente senza l’amore, conduce spesso all’incomprensione e all’isolamento.
In questa tipologia il proposito è spinto in manifestazione dalla forza e dall’ostinazione, dal potere dell’autodisciplina che si rivela come la natura più autentica dell’anima. È il vissuto di chi si sente spinto incessantemente ad andare oltre, a conquistare per poi abbandonare, senza legarsi a niente che non sia la propria visione, preda di un desiderio di potenza che finisce talvolta per diventare fine a se stesso, anche se animato da un generico e vago senso di giustizia. Chi è su questa via alla disperata ricerca di una verità che si nasconde sempre più sotto il cumulo delle illusioni cadute, è inizialmente costretto ad immergersi nella crudeltà della vita che è prima di tutto crudeltà verso sé stessi, perché fa scempio della propria sensorialità. Questa è vista come il giardino incantato da distruggere per non restare irretiti dai sentimenti vissuti come debolezza o incoerenza e dai rapporti affettivi considerati come illusori e privativi della libertà personale. E proprio nell’esasperato bisogno di libertà affonda le radici il problema principale di questa tipologia, che è quello dell’egocentrismo. Questo atteggiamento esistenziale rende la via del ritorno solitaria, perché chi la percorre gestisce forze distruttive che acquistano senso solo se favoriscono il rinnovamento della vita collettiva. È per questo che su questo sentiero l’innato senso del potere, permeato di coraggio e di responsabilità, deve essere educato ed espresso attraverso una continua ricerca di collaborazione e di integrazione nel gruppo umano, affinché l’identificazione individuale possa trasformarsi in identificazione con il tutto. In questo compito l’impegno fondamentale è quello di utilizzare il potere come manifestazione d’amore, attraverso l’apertura e lo sviluppo del centro del cuore sede di quella tensione altruistica che più esprime se stessa più diventa inclusiva, investendo gradualmente le realtà superiori della vita.
Passando al secondo percorso della ricerca scopriamo che la sua caratteristica è quella di attrarre a sé tutto ciò con cui entra in contatto, perché rappresenta l’utilizzazione di una forza altamente coesiva che tiene insieme l’intera manifestazione e che può essere definita magnetismo universale. Chi percorre questa strada ha il potere di percepire e di costruire ed è perciò un grande unificatore potenziale, in grado di collegare, integrare e unire ciò che è inizialmente diviso. È animato dalla legge di attrazione, che si manifesta come coesione strutturale nel regno minerale, come armonica tensione cromatica in quello vegetale, come istinto gregario di gruppo in quello animale; nell’uomo le manifestazioni di questa legge vanno dall’attrazione epidermica (di pelle, come viene definita) a quella emotivoaffettiva (la cosiddetta simpatia) per esprimersi quindi, quando ne diventiamo consapevoli, come una forza d’amore ai vari livelli, dove rappresenta quel collante sociale che crea rapporti tra gli uomini e conduce l’individuo a riconoscersi prima nella coscienza di gruppo e poi nella coscienza planetaria. Quest’energia trascina inizialmente chi la gestisce al centro di sé stesso, avvolgendolo pericolosamente nella brama del possesso e nella separatività, fino a trasformarlo in un accumulatore di dati e di informazioni, in un collezionista di oggetti e di affetti, fino a seppellirlo in una coltre di futili piaceri e dí profondi attaccamenti. Ed è a questo punto che la fiamma interna della coscienza di questa tipologia deve accendersi e incominciare a bruciare lentamente e inesorabilmente tutto quello che prima ha accumulato nella grande illusione della separazione e nell’immersione nel mondo del desiderio egoistico. Sarà allora che la luce nascosta nell’anima comincerà a brillare e a illuminare il ricercatore, svelandogli le dimensioni del tutto, coinvolgendolo nel piano evolutivo del Pianeta. La ricerca di questa tipologia si deve tradurre infatti nell’impegno ad elevare il proprio sguardo dalle viscere della terra ai cieli dello spirito, staccandosi gradualmente dai falsi miraggi della personalità, dove ha precedentemente accumulato i propri tesori fino a percorrere la via della saggezza.
È questo il sentiero che conduce ad un distacco sereno dall’abbaglio della materia, senza farci smarrire nei meandri dell’esperienza terrena e che fa nascere in noi l’amore del vero, del bello, del buono. Conoscere la vita nei suoi molteplici aspetti e nelle sue variegate forme non significa restare sommersi nei gorghi della sensualità o lasciarsi trascinare nei vortici dai coinvolgimenti emotivi o perdersi nei corridoi oscuri e convenzionali della mente concreta. È piuttosto l’arte di sperimentare e di apprendere per andare incontro al nuovo; è sviluppando l’aspetto volontà, intesa come autoeducazione e autodisciplina, che questa tipologia troverà la forza interiore per superare l’inerzia e la paura, caratteristiche della sua natura, e riuscirà così a costruire la propria dimora stabile sulle alture soleggiate della coscienza spirituale.
La terza via su cui si sviluppa la ricerca umana si esprime in un atteggiamento esistenziale di costante manipolazione dell’energia mentale, per cui questa tipologia si manifesta attraverso l’uso incessante della mente impegnata in una febbrile attività di qualità diversa secondo il grado di maturità della coscienza.
Colui che cammina su questo sentiero è inizialmente sepolto sotto una miriade di formulazioni e di pensieri, che spesso corrisponde ad un attivismo esasperato che guida alacremente le sue mani e i suoi piedi a fare e rifare in continuazione ciò che il desiderio egoistico indica come obiettivo. È in questa fase che questa tipologia si immerge nel materialismo fine a se stesso, vittima delle proprie illusioni e talvolta, paradossalmente, preda dell’inerzia, La brama del mondo e la focalizzazione prevalente dell’interesse nelle facoltà intellettive guidano questi individui a ripetute ipotesi e a continui tentativi, spesso sconsiderati, rivelandone nello stesso tempo le carenze a livello affettivo e lo scarso sviluppo della volontà.
Quando questo tipo comincerà ad usare la mente per scoprire la verità e la bellezza di ciò che lo circonda al di là delle apparenze, una nuova comprensione nascerà in lui, obbligandolo a distruggere tutto quello che ha costruito perché non degno del piano evolutivo a cui deve collaborare: sarà come se una finestra all’improvviso si spalancasse nella sua coscienza e mettesse in piena luce gli errori commessi precedentemente ai buio dell’identificazione con maya.
Allora la sua intelligenza si sposterà nel cuore, sarà permeata d’amore altruistico, e la sua azione diventerà corretta, ritmica e ordinata, guidata dall’ispirazione e animata da una vera buona volontà. È questo il momento magico in cui la mente dell’uomo riscopre in sé l’origine divina e diventa espressione di quel simbolo che i mistici chiamano Spirito Santo: a questo punto la ricerca è finita e la coscienza individuale diventa canale di modelli superiori, quelli che definiamo astratti, e si impegna a incarnarli sul Pianeta in un compito da pioniere dell’umanità.
Un’altra via di ricerca, la quarta, è quella che si manifesta con la nota dominante di una continua tensione all’armonia in un vissuto ricorrente di conflittualità. Un sentiero sospeso tra due opposti che fa penosamente oscillare chi lo percorre in una lotta confusa tra valori e desideri contrastanti, rendendolo soggetto a periodi alterni di attività e di inerzia, di euforia e di depressione, di spiritualità e di materialismo, di entusiasmo per il nuovo e di attaccamento al vecchio, in un incessante bisogno di armonizzare parti inizialmente antitetiche tra loro. Questa tipologia si sottopone a una dura lotta nel tentativo di riunire, mescolare e fondere insieme gli elementi diversi che si agitano nella sua coscienza, animata da una forte sensualità e da una spiccata sensibilità psichica.
Questi individui sentono profondamente dentro di loro ogni tipo di vibrazione, in modo particolare quelle legate al suono e al colore, e aspirano sempre a realizzare la bellezza celata nel mondo, coltivando ardentemente l’aspirazione alla pace e all’unione.
Paradossalmente tanto amano l’armonia e l’unità, tanto vivono spesso nella lotta e nella separazione, sia all’interno di se stessi che nelle relazioni con gli altri, e rappresentano così il simbolo dell’uomo sulla terra perennemente in conflitto tra la dimensione spirituale e quella materiale, diviso tra il mondo e i valori della personalità e quelli dell’anima.
Proprio nel superamento di questa dicotomia sta il segreto del successo esistenziale: questi due aspetti, infatti, non sono altro che i due volti della vita. Elevando la propria visione, questa tipologia riesce a cogliere contemporaneamente le due polarità in apparente contrasto e a scoprirle come due manifestazioni complementari di un’unica realtà, il pendolo oscillante dell’esistenza. Allora, mettendo il proprio cuore a riposare stabilmente al centro delle due forze, si può dire che la sua ricerca è finita e può finalmente dedicarsi a costruire non più per se stesso ma per il mondo, mescolando e armonizzando i colori e i toni della bellezza divina per creare l’affresco luminoso della Nuova Era.
Il quinto filone della ricerca umana è quanto di più attuale si possa immaginare perché la sua peculiarità è quella di percorrere il sentiero della conoscenza concreta, che caratterizza la civiltà moderna nel suo impegno scientifico. E la strada di quelle coscienze che indagano i fenomeni della natura, nelle sue più svariate forme, nell’intento di comprenderne la struttura e la funzione per risalire dagli effetti alle cause di ogni manifestazione.
E’ quell’opera descrittiva, preziosa, che analizza, separa e differenzia ogni fenomeno per interpretarlo e definirlo in tutti i suoi elementi allo scopo di scoprire le leggi che lo governano. Questo osservare e penetrare nella molteplicità tende spesso a far dimenticare al ricercatore l’unità fondamentale di tutto ciò che esiste, e l’eccessiva attenzione data alla singola parte può oscurare la visione di insieme che è la sola che ci fa comprendere il vero significato di ciò che studiamo. Questi tipi psicologici hanno una specie di devozione mentale per la forma e la sua manifestazione e sono affascinati da tutto ciò che è colto dai loro sensi, restando spesso vittime dell’eccesso di capacità critica, che li porta spesso a razionalizzare e a distruggere qualsiasi ipotesi ancora non dimostrabile sperimentalmente.
Questo è un fatto paradossale: pur essendo questi soggetti dediti più di altri a scoprire la verità, diventano, spesso i propugnatori dell’ignoranza, perché limitano l’attività conoscitiva al mondo materiale e, negando qualsiasi aspetto metafisico, ritardano la conquista delle realtà superiori.
Il pericolo di chi percorre questo sentiero è quello di operare delle separazioni mentali e di perdersi in analisi dettagliate senza fine, allontanandosi sempre più dall’esperienza del Sé che per definizione è inclusiva e sintetica, cioè sensibile all’aspetto divino della vita che si manifesta come luce e saggezza.
Attualmente questo atteggiamento negativo viene rafforzato dall’eccessivo credito che la società attribuisce alla cosiddetta scienza, che sta assumendo caratteristiche dogmatiche, perciò inconfutabili, già tanto disprezzate nelle vecchie teologie.
Chi ricerca in questa direzione deve perciò risalire dalla base al vertice della piramide della mente, facendo luce nell’oscuro laboratorio dei pensieri per arrivare alla sommità della propria coscienza e, da lì, osservare i fatti del mondo con intuizione e amore, le sole qualità che permettono di discriminare ciò che è reale da ciò che è soltanto evidente. Con questo esercizio questa tipologia trova la chiave d’oro che apre la porta alla dimensione spirituale, l’unica a cui debbono accedere i veri ricercatori dell’umanità.
Arriviamo così alla via di ricerca che è stata la più percorsa negli ultimi 2000 anni della storia dell’uomo: è quella di coloro che inseguono il proprio ideale ritenendolo l’unico e cercando di trascinare gli altri ad aderirvi.
Questo sentiero è caratterizzato dalla tensione unilaterale verso qualcuno o qualcosa considerato superiore e dalla dedizione totale di se stessi alla cura di esso.
Questa tipologia scava dentro di sé una specie di galleria e la percorre con tutto lo zelo e la disciplina di cui è capace, sia che si tratti di un ideale familiare che etnico, politico o religioso: la strada appare come una fede e, finché non verrà deluso, questo tipo la seguirà accecato dal desiderio di servire la causa che ha scelto, negando qualsiasi altra verità che non sia la propria. Il pericolo più grande, infatti, di chi è su questo cammino è lo scadere in un atteggiamento fanatico che non vede altro che quello che ha davanti, scambiando la propria visione con i sogni e i desideri della sua coscienza. E anche se frustrato e deluso continua inflessibilmente a cercare nel buio del tunnel che si è costruito e non desiste finché, ormai disperato, non ode una voce dal profondo del suo cuore, che lo incita a distruggere la sua costruzione per guardarsi intorno e scoprire che la luce è dovunque, superando così paura, scoraggiamento e solitudine. È soltanto sviluppando la tolleranza e l’inclusività che questa tipologia potrà integrarsi con i punti di vista altrui e riuscirà ad espandere la propria coscienza scegliendo infine di percorrere, in pace con tutti, la nobile via dei mezzo, l’unica che garantisca equilibrio e senso del tutto, vere qualità spirituali.
Ed infine il sentiero che in questo momento rappresenta la spinta privilegiata del Pianeta nella sua strategia evolutiva e che sarà dunque percorso da un numero sempre maggiore di uomini: ha come peculiarità quella di esprimersi attivamente nella vita esteriore, per cui la sua modalità è l’azione nel mondo che ha per scopo di manifestare l’energia spirituale nel piano fisico.
Il suo compito fondamentale è quello di dare ordine e ritmo a ciò che è disorganizzato e caotico, favorendo così anche l’instaurarsi di corretti rapporti tra gli uomini. La capacità di gestire l’energia può rappresentare peraltro un pericolo per questo tipo se la sua ricerca è orientata in modo egoistico, a proprio esclusivo vantaggio, o se prevale una visione ristretta ed egocentrata che può condurre a cristallizzazioni mentali e a un eccessivo attaccamento all’aspetto formale delle cose. È come se questa tipologia avesse due spazi diversi su cui operare, uno di fronte a sé e uno alle proprie spalle; all’inizio tutta la tensione è volta alla visione del mondo materiale, quello più immediato ed evidente, e qualsiasi interesse in questa direzione è destinato all’insuccesso perché provoca a lungo andare frustrazione e senso di futilità. La motivazione, in questo caso, è legata all’io personale che tende al potere intenso come possesso ed è perciò in contrasto con il vero piano evolutivo, che è solo appannaggio del Sé. In questo caso avviene quasi un pervertimento dei poteri dell’anima e si produce ulteriore disordine e caos a causa di un cattivo uso degli strumenti a disposizione, che fa sì che si falsifichi il senso di una capacità preziosa come quella di saper organizzare e costruire le forme.
Soltanto quando il cuore del ricercatore si orienterà verso l’altro spazio, quello interno, magnetizzato dai valori dello spirito, il suo cammino lo porterà a un’autentica autorealizzazione; svilupperà allora il potere di interpretare e di cooperare con il tutto e il suo talento acquisterà un valore divino favorendo l’identificazione con la realtà stessa su cui opera.”
A questo punto Hermes tacque e tutti i presenti rimasero alcuni minuti silenziosi a riflettere sugli stimoli ricevuti, nel tentativo di individuare il proprio sentiero di ricerca: era come se ciascuno si identificasse nel figliol prodigo, che dopo tanto vagare negli oscuri meandri dell’esperienza terrena si sentisse chiamato a far ritorno alla casa del padre, memore di una regalità spesso rinnegata, ma mai dimenticata.
21Quando terminarono la breve meditazione si accorsero che il vecchio amico era già scomparso e lo immaginarono probabilmente intento a percorrere il sentiero più rapido per ritornare a casa.
In: “Poggio del Fuoco” – Quaderno della Comunità di Psicosintesi di Città della Pieve
N. 12 – “La ricerca” (novembre 1993)