La pandemia e le sue conseguenze sul piano della nostra vita quotidiana ci sono arrivate contro con una tale velocità e un tale impatto che siamo tutti ancora come intontiti dal colpo ricevuto. Cerchiamo conforto e speranza nei dati e nei pareri dei medici virologi e degli scienziati, confidiamo nella capacità dei politici, dei governi, delle istituzioni nazionali ed internazionali di trovare misure economiche e finanziarie straordinarie per fronteggiare una crisi lunga e inevitabile, cerchiamo di trovare nuove risorse di comprensione e fiducia dentro di noi. Restano in ogni caso due domande inesorabili e inevitabili: Chi o che cosa ha provocato tutto questo? Quale sarà la nostra vita futura?
Sono domande nette e importanti, con le quali siamo costretti a confrontarci, nella nostra coscienza individuale, con le persone in casa con noi, nelle riunioni con altri che effettuiamo in continuazione con i mezzi informatici che ci stanno supportando.
Qui vogliamo affrontare queste due domande dalla prospettiva della Buona Volontà Mondiale, non solo intesa come un timbro etico e giuridico delle nostre Associazioni volte a contribuire ad un possibile nuovo mondo, ma una volta ancora come un’energia vitale, come un’entità in azione capace di trasformare il mondo in cui viviamo.
Vediamo in ogni caso come questa entità stia rispondendo in modo vario e diffuso all’emergenza, nei vari campi delle decisioni istituzionali, dei diritti umani, della solidarietà, della pace e della sicurezza, del superamento delle divisioni e dell’affermazione di una cultura di pace.
Questa è la risposta alla necessità, e restano comunque le domande.
Chi o che cosa ha provocato tutto questo?
Quando guardiamo il tema della malattia da un prospettiva più ampia e profonda, troviamo sempre le sue origini in una condizione di squilibrio che poi determina la perdita della vitalità e della salute. Oggi l’interpretazione psicosomatica delle malattie diventa sempre più chiara e capace di alimentare processi diagnostici e prognostici validi e corretti anche dal punto di vista scientifico, non solo coscienziale o filosofico.
Nei libri della Collana Agni Yoga si trova spesso il riferimento ad un’energia vitale ancora inesplorata, eppure molto presente, cui viene dato il nome di “energia psichica”, o “energia primaria”. Questa energia può essere contattata in natura, accumulata, conservata, utilizzata bene o dispersa, come qualsiasi altra energia, e la sua presenza o assenza determinano la salute o l’infermità. Ecco quindi che una carenza di questa energia vitale, psichica, può favorire il diffondersi di epidemie e pandemie.
In questi testi si parla della coscienza umana, e dei comportamenti che derivano dal suo stato e livello, come della causa e dell’origine delle condizioni di vita, della salute o della malattia in senso esistenziale. Ci viene indicata a chiare lettere l’esistenza di una legge universale chiamata di causa ed effetto (in Oriente definita anche come Karma); una legge universale che fa sì che la vita tenda sempre all’equilibrio nel suo percorso evolutivo, e quando questo equilibrio viene alterato si manifestano eventi, “dolorosi” nella prospettiva umana, che indicano sia la violazione che la necessità di ripristino. Azione e reazione, azioni e loro conseguenze, mancate azioni e loro conseguenze. Anche nella filosofia e nella religione buddhista troviamo indicazioni precise sull’origine del dolore e della sofferenza e sulle vie di liberazione possibili, che sembrano confermare l’ipotesi di questa legge.
Ora, il fattore scatenante di questa pandemia viene indicato da fonti molto attendibili in campo scientifico al “salto di specie” compiuto dal virus, prima presente in alcune specie animali e “transitato” nell’uomo per forme di mancata igiene e di contaminazione. Se questo è stato, è stata la scintilla che ha dato fuoco al “gas” presente nello spazio, e questo “gas” non potrebbe proprio essere la degenerazione dei retti rapporti con il mondo animale, con la vita naturale, la rottura dell’equilibrio determinata da troppe scelte egoistiche, separative, miopi e incapaci di pensare al futuro e all’inevitabilità della legge di causa ed effetto?
L’Umanità, nel suo stato di coscienza, ha prodotto tutto questo. O forse possiamo dire una parte di Umanità, che si è allontanata dal vero significato del progresso e dell’evoluzione, che sono fatti interiori e non esteriori, e che ha favorito il benessere materiale di pochi originato sulle privazioni di molti, che ha permesso l’allontanamento dalle leggi della natura e dell’equilibrio, che ha vissuto favorendo separazione, divisione, oltraggi alla natura e ai suoi regni. Questa parte di Umanità è arrivata al capolinea del suo tragitto, e la pandemia ha forse fermato, o almeno rallentato, un treno in corsa ormai privo di guida e di controllo.
C’è una nuova parte di Umanità che inizia a pensare in termini di unità sostanziale, di integrazione, di valori come buona volontà, solidarietà, comprensione, tolleranza, aiuto reciproco, corretto utilizzo e distribuzione delle risorse, che oggi sta raccogliendo il dolore e il disorientamento delle moltitudini. E’ questa la parte di Umanità che oggi si deve “affermare”, presentando un futuro diverso e rendendolo attrattivo ai molti.
Quale sarà la nostra vita futura?
La nostra vita futura dipenderà dalla trasformazione e dalla possibile evoluzione della coscienza umana, e dipenderà in primo luogo dall’accettazione dell’amore come fondamento di una possibile nuova cultura e nuova civiltà. Amore come energia coesiva, come accettazione e comprensione dell’altro, amore come riconoscimento e apprezzamento di ogni individualità e diversità, amore come saggezza e intelligenza attiva, amore come ispirazione costante a pensieri, parole ed azioni ispirate e guidate dalla buona volontà e dai retti rapporti. Non una visione sentimentale dell’amore, ma un vero e proprio accesso ad un nuovo stato di coscienza.
Mi permetto allora di indicare sette possibili passi, o sette direzioni, che ci potranno aiutare a entrare in questa nuova dimensione dell’esistenza, e di dirigere finalmente il nostro futuro su linee realmente evolutive, evitando i rischi di un regresso involutivo.
Primo passo – Iniziamo a ricordare e riconoscere il senso della vita come una cosa sacra. Questo rinnovato senso del sacro, che non si richiama ad una visione religiosa particolare, può iniziare a segnare i pensieri, le parole e i comportamenti; serve quindi l’impegno a mettere la sacralità della vita, e anche il suo stesso mistero, al centro del proprio riflettere, sentire e agire. La vita è sacra.
Secondo passo – Serve maturare la percezione di essere guidati, di avere al proprio interno, nel punto più elevato del riconoscimento in uno scopo comune, un principio-guida, come fosse una luce stabile sul proprio procedere, un vero e proprio sole capace di nutrire, scaldare e illuminare. Ogni individuo, ogni gruppo, ogni Nazione, l’Umanità nel suo insieme hanno da imparare il senso di affidamento ed obbedienza ad un principio-guida, ad un sistema di valori superiori in grado di liberarli dal relativismo delle scelte arbitrarie.
Terzo passo – Il “gruppo umano” ha da riconoscersi stabilmente come tale, un gruppo appunto, e percepire l’esistenza della vita del gruppo come quella di una creatura che inizia un proprio sviluppo e una propria crescita. Serve più che mai un modo di pensare e di sentire che orienti all’affermazione del bene comune capace di contenere il bene individuale. Il “gruppo umano” impara a percepire l’esistenza di un centro vitale e creativo che cura la crescita dell’insieme, e si sviluppa così quel senso di affinità che porterà alla cooperazione e non più alla competizione.
Quarto passo – Occorre iniziare a sperimentare una nuova arte di vivere, il cui motore ed obiettivo è la stessa evoluzione della coscienza, della consapevolezza. Si devono orientare le questioni, le decisioni e le scelte all’imitazione di modelli di vita superiori, sicuramente più ampi ed inclusivi, come ad esempio quelli del cielo e del sistema solare nel quale ruotiamo, dove ogni rapporto tra le varie parti è segnato dalla ricerca dell’armonia e delle giuste proporzioni, dove maggiore e minore cooperano, si riconoscono e si aiutano.
Quinto passo – Occorre comprendere e affermare che una nuova civiltà umana non possa prescindere da una nuova visione della cultura, una cultura capace di infondere i valori dell’unità nella diversità, della libertà, della cooperazione, della bellezza come pietre d’angolo del processo di rigenerazione del mondo. Serve comprendere il valore del proprio lavoro e considerarlo sempre parte di un lavoro più ampio, percependo l’esistenza di una rete di altri gruppi al lavoro, nei diversi campi dell’attività umana, uniti dall’impegno comune per la nascita di questa rinnovata civiltà umana.
Sesto passo – E’ essenziale imparare un nuovo livello di comunicazione al proprio interno. Imparare a comunicare con la propria essenza interiore, con il nucleo di potere, amore e intelligenza insito in ogni creatura vivente. Come acqua vitale, serve sviluppare un senso di profonda unità, e un senso di nuova umanità che ci aiuti a riconoscere e onorare lo stesso senso di unità negli altri, con i quali si impara a comunicare sul piano dell’essenza e non della forma. Questo senso di profonda unità sarà la base di un nuovo atteggiamento religioso comune.
Settimo passo – Avvicinare l’energia speciale della sintesi, questa forza così nuova che caratterizza il nostro tempo. Sintesi fra idee, parole, sentimenti ed azioni. Sintesi fra la propria aspirazione ad essere utile al progresso umano e la capacità di trasferirla in azione quotidiana, stabile e ritmica. Sintesi fra ogni parte, per trovare il posto per ogni cosa e saperla mettere nel giusto ordine. La via della sintesi farà riconoscere e ritrovare le leggi dell’equilibrio e dell’ordine della vita naturale, nella piena consapevolezza di essere parte della vita del pianeta, una vita da servire e non più da sfruttare.
Franco Anesi
Presidente dell’Associazione Italiana “Triangoli e Buona Volontà Mondiale”