IL MORMORIO DELLE PARTI
“Lo scampanellio è un’area nella quale a volte mi inoltro quando cerco risposte – nella mia vita, nella mia musica, nel mio lavoro. Nelle mie ore buie, ho la certezza che tutto ciò che si trova al di fuori di questa area non abbia significato. La complessità e le varie sfaccettature mi confondono e io devo cercare l’unità. Cos’è questa cosa e come faccio a trovare la via per raggiungerla? Tracce di questa cosa perfetta appaiono in molte forme e tutto ciò che non è importante viene meno. Lo scampanellio è così. Le tre note di una triade sono come campane ed è per questo che io lo chiamo scampanellio”. Arvo Pärt, Compositore estone.
Pärt si riferisce qui all’ accorgimento musicale che usa come cellula in molte delle sue composizioni. Prima scrive delle sue preoccupazioni e dei suoi suggerimenti e poi – o almeno così mi sembra – si muove attraverso i campi più profondi dell’impersonale e dell’universale. Quando parla della sua ricerca dell’unità, interpreto la parola “unità” come sinonimo di armonia (si veda la via del 4 ° Raggio di “armonia tramite conflitto”), rilevante per ognuno di noi mentre affrontiamo la complessità dell’ attuale situazione mondiale.
“Le tre note di una triade sono”, dice “come campane”.
Nel suo libro Radical Wholeness l’autore Philip Shepherd paragona il corpo umano a una campana – uno strumento la cui chiarezza e risonanza dipendono da quanta tenerezza e attenzione gli dedichiamo. Una campana imbottita con palline di cotone, detriti o altro materiale, sarà muta. Non sarà in grado di suonare una nota chiara. Lo stesso si può dire di un cervello sovraccarico di troppa attività mentale, di una vita eccessivamente piena di “cose da fare”, del troppo tempo trascorso su internet o dei cicli di attività senza fine.
Sembra che uno dei compiti che ci viene richiesto, quando dobbiamo costruire e mantenere la coscienza di gruppo, sia quello di assumerci la piena responsabilità delle nostre coscienze individuali. La coerenza, la risonanza o la coesione di gruppo, dipendono dal nostro lavoro personale. Idealmente la coscienza di gruppo e quella individuale correranno fianco a fianco e in supporto l’una dell’altra. Il benessere dell’una è vitale per l’altra e viceversa. Abbiamo bisogno di entrambe se vogliamo creare contenitori sicuri che supportino processi radicali di ricerca e di guarigione e che siano efficaci e duraturi.
Nel nostro mondo, sempre più rumoroso e caotico, c’è un’enfasi sconcertante sul consumismo e sulle rapide soddisfazioni, sulle forme materiali ed esteriori, piuttosto che spirituali, nutrienti ed essenziali e sulla ricerca di “luoghi di pausa ed equilibrio”. Come nella musica, gli spazi sono importanti quanto le note stesse. Senza spazi, la musica smette di essere musica. Diventa rumore.
Nelle nostre comunità e nella vita quotidiana come potremmo creare “luoghi di incontro per la connessione” – “altari secolari” dove tutti noi potremmo accoglierci con tenerezza? e dove le differenze possono essere messe da parte e persone di tutte le nazioni, età, generi e tradizioni spirituali riunirsi in uno spirito di co-creatività, trasparenza e buona volontà? C’è un crescente bisogno di gruppi come questi -che Martin Luther King definì “comunità d’amore” – radicati nelle nostre realtà quotidiane, elevati e resi più intensi dalle nostre comunità virtuali online.
È generalmente riconosciuto che la maggior parte della comunicazione avviene al di là della parola, attraverso il linguaggio del corpo, lo scambio energetico, la sintonizzazione telepatica e il linguaggio non verbale. Ascoltare è considerato un modo più diretto per capire che parlare.
Apprezzo ciò che ha detto la biologa evolutiva Lynn Margulis in materia di collaborazione e comunicazione tra i regni:
“Il nostro destino è unito a quello di altre specie. Quando le nostre vite toccano quelle di regni diversi: piante da fiore e da frutto, animali bradi e da compagnia, microbi salubri e mutanti – sentiamo maggiormente cosa significa essere vivi. La sopravvivenza sembra richiedere sempre più collaborazione, più interazione con membri di altre specie, per integrarci ulteriormente nella fisiologia globale … “.
Se, come sostiene Margulis, è il lavoro di squadra che ha permesso alla vita di diffondersi sulla Terra, ne consegue che il lavoro di squadra sarà necessario per supportarlo e sostenerlo.
Non vedo l’ora di collegarmi con gli altri in un processo di gruppo, che si realizzerà durante il prossimo evento organizzato dalla Comunità di Etica Vivente. Amo l’immagine visiva di Nord, Sud, Est e Ovest che si uniscono per formare una costellazione di luce, radicata in Umbria e che emana verso l’esterno attraverso gli emisferi, il tempo e lo spazio.
Questo processo di costellazione è già iniziato e continuerà a illuminarsi e intensificarsi, avvicinandosi il momento dell’incontro “reale”. Visualizzo noi stessi mentre partecipiamo alla costruzione di un processo co-creativo, multi-sfaccettato e multistrato, utilizzando materiali disponibili sul momento: tela, filo di cotone, cera d’api, silenzio, corpo e voce. Sarà un processo di sintesi che intreccia le nostre esperienze comuni e storie insolite.
I processi del “fare” offrono a tutti noi un contrappeso tanto più necessario in un tempo e in un mondo troppo spesso rivolto a “spezzare” e a “prendere” e possono generare un senso di speranza e inclusione, di empatia e di connessione. Le semplici attività creative sono un mezzo per portare più luce, meraviglia e bellezza nel mondo.
Claire Beynon | Agosto 2018
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Claire Beynon
Claire è artista, scrittrice e ricercatrice interdisciplinare di origine sudafricana che vive e lavora a Dunedin, in Nuova Zelanda. La sua passione è l’arte come strumento di insegnamento, guarigione, difesa ambientale e costruzione della pace. Nel corso degli anni ha sviluppato preziose collaborazioni con artisti e scrittori di tutto il mondo e ha partecipato a una vasta gamma di esperienze che attraversano varie discipline con scienziati, musicisti, esoteristi, compositori e registi. Due stagioni di ricerca estiva in Antartide (2005 e 2008) hanno modificato significativamente il suo modo di vedere e di essere nel mondo. Il lavoro stimolante e provocatorio di quest’artista è stato ampiamente esposto in tutta la Nuova Zelanda e all’estero.