Prefazione – perché amiamo le storie degli Eroi?
R.Assagioli, nel presentare la sua concezione psicosintetica, ha parlato dei vari tipi di attività psicologiche, delle varie funzioni e missioni nelle quali ogni persona può far convergere e unificare in un’espressione creativa e feconda le loro varie energie, tendenze, e facoltà psichiche e spirituali; cioè in altre parole, effettuare la propria psicosintesi. Tra le diverse modalità operative per la nostra psicosintesi c’è la tecnica del “modello ideale”, e c’è un tipo di modello ideale che ha una particolare importanza ed efficacia. È quello delle grandi personalità storiche e mitiche, degli Eroi e degli uomini straordinari.
Il culto degli Eroi e l’ammirazione e la venerazione per grandi uomini e donne è una tendenza naturale e insopprimibile dell’animo umano e insieme una delle molle più potenti della sua elevazione interiore. È l’azione diretta dell’Essere Superiore. Il Grande Eroe (o Eroina!) ci vivifica, ci arricchisce e ci irradia del suo calore, come il sole che estrae dal seme tutte le sue virtù segrete.
Un Grande Essere risulta un misto di realtà e di qualità raggiunte, proiettate dalla fede di chi lo ammira. È interessante e di primaria importanza il fatto che la proiezione è o dovrebbe essere seguita dall’introiezione, cioè dal “riprendere in noi” l’ideale proiettato, e attuarlo in noi stessi. Non dobbiamo inoltre dimenticare che ogni Grande Essere è un misto variabile di realtà e di idealizzazione. Dobbiamo quindi distinguere il messaggio spirituale dalla personalità dell’individuo, poiché questo è un tramite, uno strumento di qualcosa di più vasto e alto. Non è la persona empirica, ma è lo Spirito – nei suoi attributi di Bellezza, Bontà e Verità – che dobbiamo venerare nel grande Eroe.
Lo spirito viene sempre limitato dalle sue manifestazioni personali. Bisogna non imitare queste, ma risalire a quello; distinguere cioè – come si è detto – il messaggio spirituale dalla personalità umana; quindi “amare la fiamma e non la lampada”.
La storia e i simboli di Perseo alla luce della coscienza
Perseo è un Semidio generato da Danae, che lo concepisce da Zeus (l’archetipo del padre “buono”) , venuto a lei in forma di pioggia d’oro. L’archetipo del padre “negativo” compare nella storia di Perseo due volte. La prima volta è il nonno, privo di figli maschi, a cui una profezia annuncia che morirà per mano del nipote; egli allora rinchiude Danae in un carcere sotterraneo, e quando essa, malgrado le precauzioni prese dal nonno, concepisce e partorisce un figlio di Zeus, fa porre lei e il bambino in un’arca che poi abbandona al mare.
La seconda figura paterna negativa è Polidette, che sposa Danae ma vuole sbarazzarsi di Perseo e per questo gli ordina di portargli la testa della Gorgone Medusa. Da questa prova nasce il processo che porterà Perseo a diventare Eroe.
Le Gorgoni sono mostri spaventosi, alate, con testa e fianchi cinti da serpenti, artigli da cinghiale, barba e lingua in fuori. Sono simboli uroborici e terrificanti della potenza primordiale femminile. Le loro sorelle e custodi sono le Graie, il cui nome significa “angoscia e paura”. Con il loro unico occhio e unico dente sono anch’esse creature uroboriche. Vivono al confine della notte e della morte (l’Ade), all’estremo occidente, sulla riva dell’oceano primordiale. Perseo, il figlio degli Dei, è assistito da Ermes e da Atena, gli Dei dell’intelligenza e della coscienza (gli stessi Numi protettori di Odisseo). Grazie al loro aiuto inganna le Graie, che gli indicano la via che porta alle Ninfe, le buone divinita’ marine, le quali gli danno: l’elmo magico – che rende invisibile – i sandali alati e una bisaccia (dove nascondere la testa della Gorgone rendendola invisibile ed innocua. Ermes gli fa dono della sua spada, mentre Atena gli porta lo specchio del suo scudo, in cui egli potrà guardare riflessa la testa della Medusa e ucciderla, poiché guardare direttamente la testa della Gorgone significa morire pietrificati.
Malgrado l’appoggio di Ermes e di Atena, malgrado i doni meravigliosi delle Ninfe, anche distogliendo lo sguardo nel momento in cui vibra il colpo mortale, l’Eroe ancora non è all’altezza del suo atto. La potenza della Grande Madre (nell’aspetto ombra) è ancora troppo forte perché la coscienza la possa affrontare direttamente. La Gorgone puo’ essere annientata solo indirettamente, riflessa nello specchio di Atena, cioè con l’aiuto della Dea che sostiene la coscienza e che qui, come figlia di Zeus, rappresenta il “Cielo”.
Nel viaggio di ritorno, dopo aver ucciso la madre terribile, Perseo salva Andromeda da un mostro marino che devasta la regione e vuole ingoiare la Vergine. Il mostro è inviato da Poseidone, che è indicato come amante di Medusa e come colui che manda creature mostruose per devastare la terra ed uccidere gli uomini. Vincere questo mostro è compito di ogni eroe, sia esso Bellerofonte o Perseo, Teseo o Eracle.
Un altro tratto simbolico molto importante è che secondo il mito dalla costola della Gorgone decapitata è nato Pegaso, il cavallo alato simbolo della Libido che liberatasi dalla Madre “negativa” si innalza seguendo la sua tendenza spirituale.
A Pegaso che, appena uscito dal collo della Medusa, sale verso Zeus tra tuoni e fulmini, e’ attribuita un’opera creativa terrena: egli, con un colpo del suo zoccolo fa sgorgare dal suolo la sorgente Ippocrene, la fonte delle Muse. Tra il cavallo e la sorgente c’è lo stesso legame archetipico che c’è tra la pulsione istintuale naturale e la fecondazione procreatrice. Nel caso di Pegaso questo nesso è trasformato e sublimato. Il cavallo alato fa sgorgare la fonte della Poesia dalla terra (la Grande Madre).
In termini più astratti, possiamo dire che Perseo ha sposato il lato spirituale del Femminile (Andromeda), ed è colui che è dotato di ali ed è alleato con gli Dei dello Spirito nel combattimento contro l’inconscio: la Gorgone uroborica, che dimora ad occidente, nella regione della morte, e appartenente all’abisso primordiale è l’elemento da vincere.
Perseo sconfigge l’inconscio con un’azione tipica: l’acquisizione di coscienza. Non potendo sostenere lo sguardo pietrificante dell’Uroboros, egli ne riflette l’immagine, cioè la porta alla coscienza e così la uccide. Il tesoro conquistato è Andromeda, la prigioniera liberata, e inoltre Pegaso, la libido spirituale della Gorgone, liberata e così trasformata. Di conseguenza Pegaso è a un tempo simbolo del creativo e simbolo trascendente. Esso unisce la spiritualità dell’uccello al carattere equino della Gorgone.
Il viaggio dell’Eroe, un processo della coscienza
Il prototipo dell’Eroe detta i tempi e i modi dell’evoluzione della personalità, che procede fondamentalmente in tre direzioni:
- la prima è l’adattamento verso l’esterno, il mondo e le cose l’estroversione (identificazione)
- la seconda è l’adattamento verso l’interno, la psiche oggettiva e gli archetipi: l’introversione (disidentificazione).
- La terza è la centroversione (autoidentificazione), intesa come tendenza alla trasformazione o individuazione che ha luogo all’interno della psiche stessa.
Perseo è l’Eroe che compie questo percorso in modo esemplare, perché grazie alla lotta contro i mostri si eleva dall’inconscio inferiore (Medusa) al supercosciente (Pegaso).
Pasquale Morla