E’ esperienza comune che il contatto con un capolavoro di arte figurativa, la visione di uno spettacolo di elevata suggestione, suscitano nello spettatore profondi sentimenti che contribuiscono in modo determinante a innalzare il livello dell’energia psichica.
Roberto Assagioli, nel libro Lo sviluppo transpersonale, ricorda un’affermazione di Diogene l’Areopagita che ha definito Dio: “Colui che è essenzialmente bello” e quindi Assagioli considera la Bellezza un attributo divino.
Ma la Bellezza ha anche un potere di guarigione, secondo quanto si può leggere in varie pagine dell’Agni Yoga. In quale modo si può manifestare un effetto del genere? A parte qualche approccio terapeutico, la Bellezza, di per sé, non è abitualmente usata nel campo della guarigione. Non di meno, è possibile ricondurre alla Bellezza importanti effetti di guarigione sia psichica che fisica, mediati dalle grandi opere d’arte.
Infatti, è esperienza comune che il contatto con un capolavoro di arte figurativa, la visione di uno spettacolo di elevata suggestione, suscitano nello spettatore profondi sentimenti che contribuiscono in modo determinante a innalzare il livello dell’energia psichica.
Per esempio la prima rappresentazione nel 1913 della La sagra della primavera, nata dalla collaborazione tra Stravinsky, Roerich, Nizinskij e Djagilev, colpì profondamente per la rivoluzionaria impostazione musicale e coreografica. Ancora oggi, la stessa messa in scena ha un fascino straordinario che suscita una profonda partecipazione del pubblico. Si può affermare senza esitazione che l’effetto di uno spettacolo del genere, di eccezionale bellezza, stimola ed eleva l’energia psichica.
Questa energia, definita anche vitale, è l’energia fondamentale dell’universo, di cui gli esseri umani possono essere produttori, accumulatori e dilapidatori.
Un altro esempio è l’effetto prodotto da un film di grande qualità risultato della collaborazione tra regia, recitazione, sceneggiatura e scenografia. Se il film tocca la sensibilità profonda dello spettatore per il tema sviluppato, per le immagini, per la qualità della recitazione, per la colonna sonora, genera un flusso di energia psichica e suscita gratitudine verso chi l’ha creato. Lo spettatore porta con sé per qualche tempo sia il fascino indotto dall’opera d’arte che la partecipazione in coscienza all’atmosfera derivata dall’esperienza vissuta.
Ma l’effetto della Bellezza non si limita solo a questi esempi: c’è un contatto più individuale, soggettivo con l’opera d’arte, che può determinare un effetto importante in modo più intimo. La visione di una grande scultura, l’ascolto di una grande musica, la lettura di una grande opera poetica può avere un effetto altrettanto profondo in chi ha sviluppato la sensibilità che gli consente di sintonizzarsi in coscienza con l’opera dell’autore.
Ricordiamo, ad esempio, che numerosi stranieri negli ultimi due secoli, hanno imparato l’italiano esclusivamente per poter leggere e contattare in profondità La divina commedia perché attratti dall’eccezionale magnetismo di quest’opera. Quindi l’opera d’arte può esercitare una profonda attrazione, tanto più grande quanto più si percepisce che essa eleva la coscienza attivandone la sua energia vitale.
Quale è allora il rapporto tra bellezza manifestata nell’Arte e la guarigione? L’effetto di guarigione è determinato dall’energia psichica, stimolata ed accresciuta: secondo l’Agni Yoga questa energia è la vera panacea dei mali umani fisici e psichici, in modo particolare durante le epidemie. Quindi si può affermare che questa energia, generata dalla bellezza, è l’antidoto alla paura, all’irritazione, allo sconforto e ha un effetto sottile su tutti gli organi del corpo umano attraverso i canali nervosi, ove si accumula sotto forma di cristalli, che vengono mobilizzati per fronteggiare situazioni di necessità.
Possiamo quindi concludere dicendo che la relazione bellezza (in particolare nell’arte) – energia psichica – malattia è altamente terapeutica. Ogni privazione di contatto con la bellezza è un attentato allo stato di salute dell’essere umano.
Giuseppe Campanella e Nadia Pittini