Quando ci apprestiamo a metterci in viaggio in genere sappiamo dove vogliamo andare, per cui abbiamo una mèta.
Se la distanza è lunga, pianifichiamo delle tappe, quindi scegliamo il tragitto più rapido e più comodo oppure il più piacevole. Riusciamo perfino a prevedere, almeno a grandi linee, quando arriveremo.
Non accade lo stesso per il Viaggio più importante, quello della vita. Questo, il più delle volte, non riusciamo nemmeno a vederlo come un viaggio, nel senso che non sappiamo bene dove andare, le circostanze ci hanno messo lì, in quel tipo di vita, accanto a quelle persone e con quelle possibilità; ma non vediamo altro e, se lo intravediamo, questo è spesso frutto di influenze esterne che ci portano a desiderare quello che desiderano tutti, con poche varianti. Talvolta ci accontentiamo di allungare lo sguardo di qualche passo oltre a dove siamo, ma per lo più mettiamo un piede avanti all’altro senza avere un’idea di dove siamo, senza vedere il panorama né riconoscere i compagni di viaggio; accecati ed assordati da immagini e da suoni confusi e confondenti.
Sia chiaro che usando il “noi” non intendo attribuire questi atteggiamenti a noi che, non a caso, stiamo leggendo queste righe: ma mi rivolgo all’umanità nel suo insieme e, per certo, qualcosa di questo modo di vivere lo abbiamo sperimentato. Poi, forse delusi o amareggiati o spaventati, siamo corsi ai ripari e abbiamo iniziato a cercare qualcosa di meglio.
Ed eccoci qui, ormai certi che una via avanti a noi di sicuro c’è, che sta a noi scoprirla, che abbiamo tutti gli strumenti per percorrerla e che possiamo abbastanza facilmente sviluppare quelli che ancora non abbiamo. Ma proprio perché siamo ormai convinti del fatto che la vita non si svolge a casaccio e che vale la pena di cercare di viverla al meglio, cresce in noi la voglia di saperne sempre di più e di capire sempre meglio dove siamo e dove stiamo andando. L’aspirazione alla consapevolezza segue, per sua natura, un incremento esponenziale: più la sperimentiamo e più sentiamo il bisogno di realizzarla ancora e ancora; diventiamo avidi di consapevolezza, che è forse il più bello tra i vari oggetti possibili di avidità.
E’ così che la ricerca della nostra via si fa sempre più precisa e mirata; un tratto di percorso segue l’altro, ed ogni volta gli strumenti si affinano e la visione si fa più netta, mentre gli orizzonti si vanno ampliando.
Finchè non ci imbattiamo nella “Psicologia dell’Anima”: ma perché l’anima, che sa tutto ed è già tutto, ha bisogno di una psicologia – cioè di “una scienza che si occupa dei processi della mente, del comportamento e delle relazioni umane con lo scopo di promuovere il miglioramento della qualità della vita”?
Cerchiamo di rispondere a questa domanda, del tutto legittima.
Di fatto esistono tante psicologie, cioè tanti diversi approcci alla natura umana, quante sono le concezioni possibili che cercano di definire l’essere umano: un essere molto complesso e anche molto variegato, che sfugge al tanto declamato e condiviso stato di uguaglianza. “Gli esseri umani sono tutti uguali”, si sente ripetere: e in parte è anche vero, ma basta spostare di un po’ la visuale e quello che notiamo è, al contrario, un’enorme diversità.
Soprattutto sono molto diversi i “viaggi della vita” che ognuno di loro intraprende. Qualcuno, appunto, non sa nemmeno di essere in viaggio, altri fanno dei percorsi molto circoscritti e limitati, altri si avventurano un po’ più in là, ma sempre in regime di alta sicurezza.
E poi c’è chi, addirittura, è disposto a modificare tutto di sé e del proprio percorso, perfino a sostituire piano piano il proprio punto di identità. Quando questo accade, la fatidica domanda “Chi sono io?” trova nuove risposte, tanto imprevedibili rispetto a prima, quanto inattese. Allora il mondo interiore si espande ed abbraccia nuove visioni di sé e del mondo, gli orizzonti esistenziali si aprono e lasciano intravedere panorami insospettati, e si moltiplicano anche le possibilità di manifestazione di sé.
Se siamo a questo punto o anche se solamente vi aneliamo, vuol dire che siamo pronti per una psicologia dell’anima. Vuol dire che abbiamo ora bisogno di ampliare la mappa del viaggio, perché sentiamo che esso non inizia con la nascita, né finisce con la morte, ma è molto più lungo, forse perfino eterno. Vuol dire che sta cambiando il punto di vista, la prospettiva da cui guardiamo alle cose, e se è così cambiano anche i valori e i modelli di riferimento. Cambiano gli obbiettivi a cui tendiamo e quello che prima era importante per noi, ora non lo è più, e abbiamo necessità di individuarne dei nuovi.
Siamo in cerca di metodi e di strumenti più adatti agli scopi di oggi; anche le cosiddette “tecniche psicologiche” vanno aggiornate e rinnovate.
Davanti a noi si apre un panorama di innumerevoli possibilità con infinite sfumature, in mezzo a cui possiamo orientarci e scegliere.
La psicologia dell’anima ci offre una mappa completa del percorso, e possiamo facilmente usarla per comprendere a che punto siamo e quale sarà il prossimo passo che ci attende. In questo modo evitiamo dispersioni inutili e il viaggio si fa più rapido e anche più avvincente.
Può aiutarci a vedere in una nuova luce non solo quello che c’è dentro di noi, ma anche tutto ciò che ci circonda e che ha un senso e un significato che in gran parte ci sfuggiva. Così possiamo cogliere noi stessi come un punto unico e irripetibile all’interno del grande flusso dell’esistere universale.
Ci spinge a cercare e a scoprire le nostre note innate più profonde, che forse fino ad ora abbiamo colto solo di striscio e superficialmente: se riusciremo a intonare le scelte della vita a quelle note, che rappresentano chi veramente siamo, tutto si farà più fluido e facile, e anche più appagante.
Ci permette anche di inserire la nostra vita in un panorama molto più vasto, che include ciò che l’intera umanità ha vissuto nell’arco dei tempi.
Ma andiamo a vedere, più in concreto, cosa possiamo conoscere e scoprire, seguendo questa mappa, riguardo a quell’essere che siamo:
- La prima cosa sono i nostri tre corpi, fisico, emotivo e mentale, come si formano uno dopo l’altro, come si inanellano uno nell’altro e come imparano poi a danzare insieme sul palcoscenico della vita
- Come, a un certo punto, diventiamo una personalità compiuta e armonica in tutte le sue parti
- Il processo attraverso cui, ancor prima di nascere, abbiamo attinto all’infinito serbatoio universale delle Qualità proprio le nostre, quelle che ci appartengono e a cui apparteniamo
- Quale sia il filone tipologico di cui facciamo parte, riconoscendone i pregi e i difetti, così sviluppando gli uni e trasformando gli altri
- Quanto la nostra tipologia abbia influito sull’espressione di noi stessi e forse anche condizionato gli eventi a nostra insaputa, mentre oggi possiamo metterci in grado di estrarne il meglio
- In che modo le caratteristiche innate di coloro che ci circondano, diverse dalle nostre, possono rappresentare una sfida ma anche una ricchezza, fonte di scambio e di aiuto reciproco
E infine questa psicologia può accompagnarci a fare il grande salto, quello nella luce e nell’amore dell’anima, usando la personalità, ormai equilibrata e funzionale, come uno strumento fedele per la realizzazione dei progetti che l’ anima ha in serbo per noi.
Ecco, questo, in poche parole, è la psicologia dell’anima: una psicologia che traccia le vie del futuro e che, se applicata, ci permette di conoscerci in tutti i nostri aspetti e soprattutto nelle nostre infinite potenzialità.
di Marina Bernardi