Che cosa significa per me libertà? Ho mai provato la sensazione assoluta di libertà al di là della mia condizione fisica più o meno limitata?
Il gabbiano che vola alto nel cielo blu con quella sensazione di…infinito, il cavallo (meglio se bianco alla “bagnoschiuma Vidal”) che corre nel vento al limite dei flutti, su una spiaggia che sembra non avere fine, poi ancora catene che si spezzano, gabbiette che si aprono (e magari i canarini che non escono!)…Ecco, tutte immagini di LIBERTÁ che la mente collettiva ci offre e che infatti, troviamo tranquillamente su google se cerchiamo immagini associate a questa parola. Sicuramente potenti stereotipi, ma anche potenti archetipi in alcuni casi: con le immagini non si scherza, pensiamo per immagini e dunque sono importanti.
Se però dagli stereotipi vogliamo provare ad uscire, resta la domanda: che cosa significa per me libertà? Ho mai provato la sensazione assoluta di libertà al di là della mia condizione fisica più o meno limitata?
Ho sentito spesso dire e anche ne ho letto molto, che i limiti sono nella nostra mente e che dunque il nostro grado di libertà dipende solo da noi, da quanto siamo in grado di andare oltre i confini che noi stessi ci poniamo. Storie di successo in particolare provenienti dal mondo dello sport, ci raccontano di questa nostra (appartiene a tutti chi più, chi meno) auto-limitazione e, allo stesso tempo, ci svelano l’arcano: quella libertà che si crede di conoscere non è qualcosa di fisico, non è libertà DA qualcosa, ma è piuttosto uno stato d’animo che si può chiamare LIBERTÁ INTERIORE.
E quale elemento può associarsi a tale tipo di libertà, la sola vera libertà, se non la VOLONTÁ? Si perché per essere e sentirsi davvero liberi, occorre volerlo: LA LIBERTÁ È UNA SCELTA!
VOLERE È POTERE dunque? Si, parrebbe proprio di si, se ci riflettiamo un momento ce ne rendiamo conto e, soprattutto, comprendiamo il senso profondo di quello che all’apparenza si mostra come uno slogan anche abbastanza “sdoganato”. Il potere di agire quella libertà al di là di qualsiasi costrizione, regola, condizionamento, confine fisico o mentale possiamo incontrare o vivere.
Quindi si tratta di qualcosa alla portata di tutti, o meglio di tutti coloro che vogliono (appunto) credere che così sia e che, di conseguenza, si rendono disponibili a sperimentare questo STATO DELL’ESSERE.
Si può allora, se è di questa Libertà che trattiamo, tranquillamente stare senza fatica a regole, paletti, confini e gerarchie, sapendo che è tutto parte di un solo Ordine e che tutto ciò non ci limita, ma anzi, per certi versi ci aiuta a coltivare con ancora più attenzione questo stato interiore che ci fa dire che siamo liberi, si, LIBERI DI SCEGLIERE, rendendo progressivamente più libere le nostre scelte.
Perché quando la SCELTA è DAVVERO LIBERA succede che si sviluppa una gran quantità di energia che non pensavamo nemmeno di avere, succede che accendiamo il FUOCO che abbiamo dentro e entriamo di diritto nel regno delle POSSIBILITÁ che ci attende.
Verifichiamo dunque quanta LIBERTÀ c’è nelle nostre scelte e quanta SCELTA c’è in quella che consideriamo libertà: questo è il primo passo! Quindi proviamo, inizialmente da piccole cose, a scegliere in modo rivoluzionario, senza ascoltare le voci intorno a noi, ma dando spazio unicamente alla VOCE INTERNA più profonda, quella che sa, molto prima e più di noi, cosa fare e… meravigliamoci dei risultati!
Per saperne di più e approfondire il tema, vedi anche
http://www.psicosintesi.it/istituto/psicosintesi/bibliografia-psicosintetica/9150
Da “Libertà in prigione” di Roberto Assagioli:
“Mi resi conto che ero libero di assumere un atteggiamento o un altro nei confronti della situazione, di darle un valore o un altro, di utilizzarla o meno in un senso o nell’altro. Potevo ribellarmi, oppure sottomettermi passivamente, vegetando; oppure potevo indulgere nel piacere dell’autocommiserazione e assumere il ruolo di martire oppure, potevo prendere la situazione in maniera sportiva e con senso dell’humor, considerandola come una nuova e interessante esperienza. Potevo farne un periodo di cura, di riposo, o di pensiero intenso su questioni personali, riflettendo sulla mia vita passata o su problemi scientifici e filosofici; oppure potevo approfittare della situazione per sottopormi a un training delle facoltà psicologiche e fare esperimenti psicologici su me stesso; o, infine, come un ritiro spirituale. Compresi che dipendeva solo da me capire che ero libero di scegliere una o più di queste attività o atteggiamenti; che questa scelta avrebbe avuto effetti precisi e inevitabili, che potevo prevedere e dei quali ero pienamente responsabile. Nella mia mente non c’era dubbio alcuno circa questa libertà essenziale…“.