Unanimità.
Ripetendo più volte la parola fino a perderne i significati conosciuti e farla diventare solo un suono, mi è apparsa l’immagine di un mare calmo col sole riflesso in miriadi di punti luminosi e una vela bianca all’orizzonte.
Mi sono chiesta: “Cosa mi vuole comunicare questa immagine, al di là di trasmettermi pace e serenità?”. Allora mi sono ricordata che in una dispensa della Scuola di Meditazione Assagioli associa delle parole agli elementi e dice: “Rapporti di fuoco, sintesi d’acqua”. Purtroppo non ricordo le altre due, mentre mi sono rimaste molto impresse queste, perché, se comprendevo la prima, l’associare l’acqua alla sintesi mi aveva molto meravigliata, tanto che chiesi delucidazioni a Sergio. La risposta fu: “Certo! perché l’acqua tutto avvolge, collega e contiene senza snaturare.” In effetti questo fa il mare con le più svariate forme che vivono in esso.
Ecco allora cosa significa avere una coscienza sintonizzata con la vibrazione della sintesi: contenere tutto, collegare tutto, anche le cose più disparate, lasciare che abbiano la giusta collocazione e percepire la Realtà Una che permette loro di esistere come insieme.Una margherita, una sequoia, un cinghiale, una coccinella…. Mi vengono in mente parole mille volte udite e mai ascoltate veramente affinché diventassero coscienza: “Credo nello Spirito Santo che è Signore, dà la Vita e ha parlato per mezzo dei profeti”… È la stessa Vita che viene data a tutto perciò tutto è animato da un solo input; e i profeti chi sono?
C’è un modo verbale di profetare legato alla forma umana, ma in India, per esempio, durante il monsone, se iniziano a frinire le cicale, annunciano una tregua del diluvio per qualche giorno e sulle Dolomiti se, improvvisamente in pieno inverno, compaiono molti scoiattoli indaffaratissimi, come non si vedevano da tempo, significa che ci sarà a breve una forte nevicata…
Possiamo chiederci quante altre “profezie” restino ignorate e perché: non confidiamo nella realtà dell’unanimità vissuta consapevolmente che diventa potere, non ci facciamo orecchie per intendere altri “linguaggi”, e anche perché ci sentiamo orgogliosamente previlegiati rispetto altre forme di vita. Ma un conto è riconoscere il proprio stato umano di “previlegio”, un conto è trasformarlo, per orgoglio, in un ostacolo. Come in fondo furono ignorate le parole di tanti profeti e così non furono evitate calamità.
Io credo che unanimità sia riconoscere l’anima una che ci collega a tutto e dare a tutto pari dignità nell’ambito che gli compete. Credo anche che ove questi pensieri diventino coscienza si possano evitare “calamità”. Mi sento unanime con la sorella o col fratello che sta meditando al mio fianco o al di là dell’oceano, ma anche col fiore che annuso chiedendogli il permesso, e con la lucertola che prende il sole lì accanto.
In fondo si tratta sempre e solo di disidentificazione e autoidentificazione. Come ci ha insegnato Assagioli che, all’allievo che gli chiese quale fosse la cosa più importante in psicosintesi, non rispose: “La volontà”, pur avendo dedicato ad essa tutta la vita, ma disse: “La disidentificazione”.
Per vivere consapevolmente l’unanimità, mi serve disidentificazione quotidiana, dalle abitudini, dal modo di pensare e di sentire automatizzati, dal significato che ho dato alla parola fino ad oggi, dalle aspettative degli altri su ciò che penso dico scrivo e faccio. Poi mi serve autoidentificazione, deliberatamente scelta e voluta, sempre più fluida, inclusiva e capace di collegare, senza snaturare…. un cinghiale non è una coccinella…