La vocazione al Servizio la possiamo definire come la chiamata dell’anima a partecipare consapevolmente al grande progetto evolutivo in atto sul nostro Pianeta (*).

Questo progetto (*), grazie alla fase astrologica in cui siamo entrati, sta per produrre un salto di qualità per quanto riguarda il processo di maturazione della coscienza umana: la nascita dell’uomo spirituale, ovvero del quinto Regno di natura. È facile, allora, intuire che la nuova tecnica del Servizio potrà essere utilizzata soltanto da chi aspiri ad attivare dentro di sé un contatto stabile con l’anima e a collegare, perciò, la mente concreta con la mente astratta o intuitiva.

Questo collegamento prevede un lavoro psicologico e un allenamento specifico, che la filosofia orientale ha definito come la “costruzione del ponte”, ovvero dell’Anthakarana. Tale costruzione attiva di fatto uno spostamento della coscienza individuale, introducendola nell’esperienza della coscienza di gruppo, che è la modalità con cui l’anima si esprime nel mondo fenomenico.

La necessità di questo allenamento preparatorio assolutamente indispensabile rende relativamente esiguo il numero di quelli che vengono chiamati i “nuovi Servitori del Mondo“, termine che fa preciso riferimento alla tecnica spirituale del Servizio.

Colpisce, a questo proposito, la frase già espressa duemila anni fa nei Vangeli:

“… molti saranno i chiamati, pochi gli eletti”.

Riportiamo di seguito uno scritto del Maestro Tibetano che tratta, in un’ottica più ampia e legata alle leggi dell’energia, dell’origine del fenomeno del volontariato e della differenza tra questo e il servizio:

“Tutte le leggi dell’anima (e quella del Servizio non fa eccezione) si manifestano in due modi. In primo luogo, con l’effetto sull’individuo. Ciò si verifica quando si è stabilito un preciso contatto con l’anima e il suo meccanismo comincia a rispondervi. Se ne dovrebbe vedere oggi l’effetto fra tutti gli studiosi di esoterismo perché hanno raggiunto un livello tale che dalle loro fila il vero servitore può sorgere e dimostrare uno stabile contatto con l’anima. In secondo luogo, queste leggi cominciano a produrre un effetto collettivo sull’umanità, influenzandola nel suo complesso. E una specie di riflesso, nella natura inferiore, di una coscienza superiore e, perciò, oggi si assiste a una corsa verso il servizio e a un impulso alla filantropia. Ma tutte queste attività sono profondamente tinte di personale, e sono spesso dannose, poiché si cerca di imporre le proprie idee di servizio e tecniche personali su altri aspiranti. Forse si è sensibili all’impressione, ma spesso si interpreta male la verità e si è influenzati da fini personali. Si deve imparare a insistere sul contatto con l’anima e su un’attiva dimestichezza con la vita egoica e non sulla forma di servizio”.

 

Tratto da:

Il Servizio
La via maestra per la realizzazione spirituale
ed. Comunità di Etica Vivente
pp. 12-13.