Il leader non può esonerarsi dalla necessità di dare, perché è facendo ciò che può essere se stesso.

 

Essere dati da una causa più grande di sé è l’elemento e la sorgente interiore da cui proviene il potere del leader di accedere a modi di essere e ad azioni in grado di avere un enorme impatto sulla realtà esterna.
Nell’arte e nella scienza della leadership è quindi determinante saper dare, saper servire, attraverso un atto d’impegno nella propria causa.
Questo principio non si limita alla natura del leader, ma si tratta di una logica profonda dell’intelligenza della vita. Ogni essere vivente prende qualcosa e poi dà qualcos’altro: prende, metabolizza e personalizza ciò che ha preso, per poi restituirlo.
Per esempio un albero: prende il nutrimento dal terreno e restituisce ossigeno, ma anche resina, fiori, frutti e la possibilità di ricavare carta, ecc. Allo stesso modo l’ampiezza di un leader è direttamente collegata alla sua capacità di dare:

Più un leader è grande e più sa dare,
più è piccolo e meno sa dare.

Eppure – e questo è ciò che fa la differenza – non è mai un dare a spese di se stessi. Il dare e il servire, a partire dalla logica della vita, sono un dare e un servire mantenendo ed espandendo se stessi. Non è un dare “orizzontale”, ma un dare personalizzato, unicizzato, secondo la propria identità, unicità e autenticità. Perciò:

Il leader non può esonerarsi dalla necessità di dare,
perché è facendo ciò che può essere se stesso.

Si tratta di una necessità in quanto la vitalità del leader, se non investita, rischia di ritornare alla coscienza come angoscia per l’opportunità sprecata. Infine,

Per il leader dare non è uno sforzo,
è una naturale esuberanza che gli consente
di esserci pienamente.

 

INCLUDERE L’ESSERE SE STESSI NEL FUTURO

Il futuro in cui abita il leader deve includere l’essere se stesso. Se vuole dare veramente, deve assicurarsi di creare al proprio interno un futuro così grande da includere:

  1. il proprio diritto di esistere,
  2. il proprio diritto di esprimersi
  3. il proprio diritto di contribuire
  4. e le proprie questioni ultime.

Se questo futuro non include anche soltanto uno di questi elementi, egli non può dare – alla fine dei conti – che la propria “incertezza esistenziale”. Il leader ha il dovere morale di includere – e prendersi cura – del proprio esserci, della propria verità. Ne è un esempio Gandhi, che nel suo libro Antiche come le montagne, include la “verità” tra le sue questioni ultime:

Sono fedele soltanto alla verità e non devo ubbidienza a nessuno salvo che alla verità. […] La Verità è la prima cosa che bisogna cercare, e la bellezza e la bontà vi saranno date poi per giunta. […] Sonoqueste la Verità e la Bellezza che io desidero, per le quali vivo e per le quali vorrei morire. […] Non considero nessun sacrificio troppo grande per vedere Dio faccia a faccia. Tutta la mia attività, che la si chiami sociale, politica, filantropica o etica, è diretta a questo fine. […]Non posso farlo senza servirle. Da qui la mia passione per il servizio delle classi oppresse”.

E il medico napoletano Giuseppe Moscati, profondo umanista e servitore, scrisse nei suoi appunti:

 “Ama la verità,
mostrati quale sei!

e senza infrangimenti
e senza paura,
e senza riguardi.

E se la verità ti costa la persecuzione,
e tu accettala,
e se il tormento,
e tu sopportalo.

E se per la verità
dovessi sacrificare te stesso
e la tua vita,

e tu sii forte nel sacrificio”.

Mauro Ventola

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https://www.comunitadieticavivente.org/index.php/d-25-leader/