Un’immagine che può ben rappresentare il connubio tra organizzazione e bellezza è quella del Tao, in cui in ogni parte polare è racchiusa un po’ dell’altra. Potremmo addirittura affermare che la bellezza va a mitigare la possibile rigidità dell’organizzazione, mentre quest’ultima correggere i possibili eccessi di una visione tutta centrata sulla bellezza.
Bellezza e organizzazione: nemiche o alleate?
Questa domanda nasce spontanea quando proviamo a mettere insieme questi due concetti: bellezza e organizzazione.
Infatti la bellezza evoca subito qualcosa di spontaneo, di fluido, di inclusivo, di aperto di momento in momento a tutte le possibilità. Mentre la parola organizzazione fa pensare a qualcosa di strutturato e di preordinato, che non prevede flussi diversi da quanto prestabilito. Siamo nell’epoca del Settimo Raggio, quello della cosiddetta Magia Cerimoniale, che applicato al mondo delle forme diventa appunto Organizzazione. Partiamo allora da questo termine della Magia Cerimoniale che, di getto, può risultare un po’ astruso, se non addirittura evocare diffidenza. Cosa si intende con questa definizione?
La magia, nel senso in cui è qui intesa, sta ad indicare la facoltà di coniugare abilmente l’energia con la forma, cioè di far sì che la forma costruita corrisponda all’energia che la anima e che ne sia uno specchio fedele. Possiamo immaginare Il livello dell’energia di un gruppo nelle sembianze dei suoi aspetti più sottili: a partire dal proposito che lo anima, cioè la ragione fondante del suo esistere. Il proposito, che è preciso, sintetico e che anima dal di dentro e dall’alto la vita di tutta la “creatura”, si coniuga poi in una serie di principi di riferimento e questi a loro volta si riflettono in valori dominanti e qualità caratteristiche. Perciò proposito, principi, valori e qualità rappresentano nell’insieme lo spirito e l’anima del gruppo, cioè il suo aspetto energia.
Il destino della vita dell’anima – di ogni anima, individuale o di gruppo – è quello di riversarsi nel mondo della manifestazione, esprimendosi nelle forme più diverse, ma tutte originate dalla sua energia.
Si comprende allora quanta importanza rivesta la corrispondenza tra l’orientamento dell’anima e i modi della sua espressione esterna: quanto più la relazione tra questi due livelli è basata su una coerenza e un grado sufficiente di allineamento, tanto più quell’organismo sarà sano e il suo processo di autorealizzazione sarà fluido e ricco.
La magia, per come qui la intendiamo, è l’arte di mettere in collegamento energia e forma e di attivare uno scambio dinamico tra loro.
E’ proprio un’arte, nel senso che, da una parte, va appresa così come ogni arte, dall’altra deve lasciare spazio all’imprevisto, al nuovo, alle infinite possibilità che si generano in ogni organismo sano. Perciò la magia cerimoniale, e l’organizzazione che ne consegue, è molto vicina alla bellezza: in entrambe è richiesta una precisione “tecnica” e oggettiva, ben combinata con il fluire spontaneo che caratterizza ogni creazione. Entrambe, del resto, servono la manifestazione della Divinità nel mondo delle forme.
Abbiamo già in parte risposto alla domanda iniziale: può la bellezza stare insieme all’organizzazione? La risposta è sì, non solo possono scorrere insieme nelle opere, ma devono farlo, se il loro compito comune è di esprimere il divino. E a noi è richiesto di essere consapevoli di questo loro sodalizio e di sostenerlo.
Ma, oltre alla loro condivisa responsabilità verso il divino, hanno anche un altro aspetto in comune: è la simmetria ordinata che sta alla base di entrambe, l’equilibrio preciso che le anima dal di dentro, addirittura la formula matematica ed esatta che le informa. Infatti la vera bellezza basa su formule esatte e, potremmo dire, magiche, proprio per la precisione e la potenza che esse causano nelle forme a cui vanno a dare origine.
Mi viene un’immagine che può ben rappresentare il connubio tra organizzazione e bellezza: quella del Tao, in cui in ogni parte polare è racchiusa un po’ dell’altra. Potremmo addirittura affermare che la bellezza va a correggere certi eccessi dell’organizzazione che potrebbero arrecarle una certa aridità, mentre l’organizzazione va a mitigare i possibili eccessi della visione centrata sulla bellezza, che potrebbero talvolta portare a disfunzionalità.
L’organizzazione arreca all’insieme una serie infinita di aspetti positivi, di cui ne enumeriamo qui solo alcuni: ordine, retti rapporti, prevedibilità, risparmio di energia e risorse, chiarezza da parte di ogni entità o persona coinvolta di quali siano il proprio giusto posto e funzione.
Dall’altra parte ci sono anche i “demoni” dell’organizzazione, che derivano soprattutto da possibili eccessi e distorsioni applicative, e non dalla sua qualità intrinseca. Ne cito solo un paio che, più di altri, vanno a volte ad intaccare i buoni risultati dell’impegno di gruppo. Un possibile rischio di eccessivo attaccamento all’organizzazione è la formazione di schematismi rigidi, che nel tempo si cristallizzano fino a diventare disfunzionali, ma che proprio la forza di un ordinamento ripetuto ha reso difficili da scardinare: rientrano tra questi tutte le abitudini inveterate che, se sono state utili in un ciclo, possono non esserlo più in un altro.
Un altro possibile “demone” è la burocrazia, che deriva di solito da un inconscia ricerca di sicurezza attraverso schemi di comportamento strutturati e complessi. Ma, più che su ogni altro rischio e proprio per evitarli tutti, siamo chiamati a sorvegliare sempre che la forma organizzativa sia realmente espressione degli aspetti energetici che animano il gruppo: perciò ogni modello organizzativo va rivisto periodicamente e ne vanno verificate la funzionalità e la corrispondenza attuali.
Voglio sottolineare un ultimo punto: le regole, come è facile immaginare, fanno parte dell’organizzazione. In un gruppo esse permettono a tutti di allineare il proprio comportamento verso la ricerca di armonia per l’insieme. Ma, allo stesso tempo, una regola può, in certi casi, diventare ostacolante di un’opportunità imprevista e limitare così la potenzialità del gruppo. Perciò tanto quanto le regole sono necessarie, allo stesso tempo dobbiamo essere flessibili e aperti a “scavalcare” la regola lì dove fosse più utile per il bene del gruppo.
Flessibilità ordinata e ordine flessibile deve essere il nostro motto! Bellezza e organizzazione al potere!
Marina Bernardi