L’uomo sta cominciando a vedere e vedendo come le strade tra cielo e terra si facciano più difficili, come gli uomini amino i conflitti, come l’essere umano venga messo in second’ordine, sente la forza della bellezza viva salire, montare dentro di sé.
Per molto tempo nel mondo degli uomini la Bellezza, più che la devozione e la preghiera, è stata il Tramite sicuro fra la vita degli uomini e quella degli dei. Essa tesseva una strada attraverso la quale mortali ed immortali comunicavano in pace senza bisogno di riti, senza un pensiero da soppesare.
Anche il padre degli dei, Zeus, accettava di rinunciare ad imporre la sua forza e di comunicare in altro modo di fronte alla Bellezza mortale.
Ma questi erano “i tempi”.
Poi la Bellezza a poco a poco sembrò mutare.
Non che essa non esistesse più, ma la bellezza divenne un desiderio da esaurire nei musei, da condensare in forme rappresentative di uno status ed a poco a poco gli uomini persero non gli occhi ma lo sguardo per poter vedere la bellezza. Certo gli artisti continuarono a creare bellezza, silenziosamente essi affondavano le loro mani nei bacini del cielo e del suono e dei colori e continuarono a creare bellezza.
“Non si sa mai forse – si dicevano – l’uomo ne avrà bisogno” e così fecero anche gli alberi e la natura ed il cielo. Poiché sempre la bellezza conservava quel sapore sottile, quel collegare ciò che è interrotto, quel placare che era proprio di chi sa suturare una ferita, ristabilire un’armonia e soprattutto sottolineava ciò che unisce e metteva da parte quello che divide.. e questo era la pace.
Un immenso solco ora univa il cielo e la terra e gli uomini assorbivano bellezza. Gli uomini nei loro periodi di pace, l’intervallo tra due guerre, si sforzarono di alimentare questo bacino come una riserva aurea per i loro spiriti inquieti. Essi erano usufruitori della bellezza che qualcun’altro aveva creato ed il bacino era nella loro mente un concetto che sottintendeva uno stato di diritto.
Ma ora ecco il tempo nuovo, diverso da prima.
La bellezza sempre occhieggia nella natura e nelle opere d’arte e l’uomo ne sente più profondamente il valore ed il privilegio personale di poterne usufruire.
L’uomo sta cominciando a vedere e vedendo come le strade tra cielo e terra si facciano più difficili, come gli uomini amino i conflitti, come l’essere umano venga messo in second’ordine, sente la forza della bellezza viva salire, montare dentro di sé.
Meraviglioso e inusuale è questo momento, il nostro momento.
Nel disfarsi dei mondi esteriori ed interiori di riferimento l’uomo ha la sensazione di essere vivo e vede che qualcosa arde dentro di lui con un fuoco lento e costante che lo spinge a gesti di fratellanza e di comprensione profonda.
Questo ardore che avanza percorre il tutto esterno, il mondo manifesto. Questa combustione invisibile che produce un tepore progressivo sta investendo il mondo.
Gesti che si fanno soccorritori ed amorevoli; l’uomo custode l’uno dell’altro e della casa comune; questo sentire la vita non come un “insperato attimo di respiro in più”, ma come un’onda che avanza e rende l’uomo uguale ad ogni altro uomo; il respiro simile ad ogni altro respiro: in questo modo l’uomo trasforma se stesso.
Ora è lui il ”tempio di bellezza”, ora egli comincia ad irradiare bellezza e pace. L’uomo, non più un fruitore di bellezza, ma un creatore di bellezza.
Il movimento cambiato, che nasce dal centro dell’essere e si irradia fuori rigenerando, Dio e uomo che non hanno più bisogno di strade di comunicazione; tutto questo sta assorbendo, come carta assorbente, il nero fondo del mondo.
Patrizia Cioccolo