C’è motivo di credere che è attraverso la comunità internazionale che può emergere una leadership di gruppo impersonale.
L’attuale situazione mondiale aiuta a rendersi conto di come si sta evolvendo il rapporto tra leadership e gruppo, e se la leadership sia ancora una prerogativa dei singoli.
La forma di tale rapporto attualmente più applicata in tutto il mondo è la democrazia, con tutte le sue sfaccettate manifestazioni, a volte anche in palese contraddizione fra di loro. Questo modello presenta molti limiti evidenti, ed è impossibile non riconoscere che è caratterizzato da una forma di uso della forza da parte della maggioranza contro la minoranza: l’imposizione della volontà della maggioranza sulla volontà della minoranza. Sicuramente questo crea un interessante dinamismo creativo, talvolta simile a un pendolo ciclico, ma allo stesso tempo genera anche cicatrici e risentimenti che si manifestano, nel migliore dei casi, tramite un ribaltamento di politiche, e nel peggiore attraverso discriminazioni, esclusioni, detenzioni arbitrarie, ecc., ovvero violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
I diritti umani sono certamente una manifestazione della legge dei retti rapporti umani, un conseguimento incredibile che è esemplificato al meglio dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948.
I dibattiti in corso sul godimento dei diritti e delle libertà nel contesto della pandemia del COVID-19 hanno portato con forza alla ribalta le dinamiche tra l’individuo e il gruppo, le scelte dell’individuo e del gruppo e il modo in cui vengono prese. Ma il COVID-19 non è l’unica criticità. Un’altra, molto più problematica, è l’emergenza climatica che sta distruggendo vite planetarie. I suoi driver antropogenetici sono quelli di cui dobbiamo assumerci la responsabilità e di cui dobbiamo occuparci. In effetti, questo è un campo ove è necessaria una leadership di gruppo, laddove il gruppo è l’umanità.
Noi esseri umani sembriamo avere la tendenza a cercare un unico leader. Ci piace essere visti come leader, possiamo lamentarci del fardello che comporta la leadership e siamo certamente arrabbiati quando i leader non rispettano le nostre aspirazioni, desideri e aspettative. Facciamo ancora fatica a riconoscere la leadership del gruppo per paura di perdere la nostra identità e il nostro ruolo nell’insieme più ampio.
Eppure il gruppo è sicuramente un moltiplicatore di energia e di forza, e si sta affermando in modo crescente. Sempre più nel mondo appaiono gruppi che prendono l’iniziativa su una serie infinita di questioni. Due semplici esempi nell’ultimo secolo: la crescita esponenziale del numero di organizzazioni della società civile e il raddoppio del numero delle nazioni. In questo contesto l’emergere dell’esperimento della Società delle Nazioni/ONU e del servizio civile internazionale non è una semplice coincidenza. È interessante notare che la comunità internazionale, intesa come un gruppo composto da vari elementi come istituzioni, aziende, organizzazioni della società civile, ecc., non ha un leader, nonostante alcuni abbiano tentato di imporsi come tali; allo stesso modo, le Nazioni Unite e il servizio civile internazionale non intendono governare e infatti non governano la comunità internazionale; piuttosto provano, per tentativi e molti errori, a mobilitare ed esercitare per consenso una buona volontà collettiva per percepire e realizzare i diversi aspetti del bene comune. C’è motivo di credere che è attraverso la comunità internazionale che può emergere una leadership di gruppo impersonale.
Noi individui siamo la risorsa ma anche l’evidente ostacolo alla leadership di gruppo. Anche in gruppi di aspiranti come la CEV c’è bisogno di una profonda e umile riflessione su come le funzioni vengono svolte, sulla convinzione che generano di far maturare dei diritti, se diventano de facto esercizio della volontà degli uni sugli altri in nome del mantenimento dell’unità, e su come effettivamente questo possa anticipare un crescente emergere della leadership di gruppo. Le nostre riflessioni potrebbero essere un contributo a tutto questo. Dunque, sursum corda e ad maiora!
Marco Toscano
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