Ognuno di noi è portatore solo di un piccolo pezzo di verità e a una Verità più grande potremo accostarci solo insieme, mettendo in contatto i vari pezzi tra loro.

In un mondo che, come non mai, è immerso nella confusione di infinite affermazioni di verità opposte tra loro, sembra per lo meno arduo affrontare questo tema. Invece lo affronteremo proprio perché la prima verità da cercare riguarda proprio la natura della verità stessa, ed è da questa che vogliamo partire.

Cosa realmente merita l’attributo di “vero”? L’Agni Yoga parla di “immutabilità dello spirito”, lasciandoci intuire che esiste un piano i cui contenuti sono stabili, certi, immutabili appunto, nel senso che non dipendono dai punti di vista, né dalle circostanze del momento. Immutabili, in questo senso, non vuol dire cristallizzati e alieni rispetto al processo della continua trasformazione che ha luogo nell’universo; al contrario, immutabile è tutto ciò che ha raggiunto un grado di perfezionamento e di completezza tale per cui tutte le potenzialità, che sono sempre i naturali agenti della trasformazione, sono già state raggiunte. A quel livello qualunque elemento ha un valore assoluto, su cui nessuno sentirebbe saggio discutere. È come dire che quei valori non sono contaminati dalle epoche, dalle mode, dai costumi sociali, dalle diverse opinioni…

Emerge dunque una prima definizione di “vero”: ciò che è vero sempre e per tutti, in ogni epoca e in ogni parte del mondo. Sono verità, ad esempio, le grandi Leggi naturali, che operano in modo stabile attraverso le epoche. Sono verità i processi necessari a qualunque sviluppo. Sono verità le qualità nella loro componente più essenziale.

Possiamo costatare che più ci allontaniamo dalla vita manifesta fatta di forme variegate, e più ci avviciniamo a qualcosa che ci dà il sentore della verità. Possiamo allora affermare che la verità risiede, già pienamente realizzata, sui livelli più elevati della creazione, che equivale anche a dire nei livelli più profondi ed essenziali di tutto ciò che esiste.

Gli esseri umani cercano di catturare la verità; lo fanno aggrappandosi con tutte le loro forze a ciò che in un dato momento sembra loro reale ed oggettivo. Ma, purtroppo, tutti noi riusciamo ad afferrare solo dei pezzetti di quella verità a cui tanto aneliamo: il problema è che ce ne appropriamo e tendiamo ad assolutizzare ciò che per noi è vero. In pratica lo isoliamo dal contesto più ampio di cui è parte e vi ci attacchiamo, come se avesse un valore assoluto, prendendocela con coloro che hanno invece opinioni diverse. L’eterna ricerca della Verità, caratteristica della coscienza umana e fattore di evoluzione, diventa così la causa di distorsioni e di conflitti; l’attaccamento alla propria verità è ciò che più allontana dalla Verità. Certamente abbiamo bisogno comunque delle nostre piccole verità, perché senza di esse sarebbe impossibile orientarci e fare le nostre scelte; d’altra parte, se la vita è sperimentazione, la nostra verità del momento è anche l’ipotesi di ricerca in cui più ci riconosciamo.

Il problema – e diventa davvero un problema mondiale – è quando quella nostra verità temporanea e parziale si cristallizza in una convinzione di valore assoluto. Quando ciò accade, entriamo in vicoli ciechi e cade lo stesso presupposto su cui basano tutti i nostri rapporti e la vita stessa: ognuno di noi è portatore solo di un piccolo pezzo di verità e a una Verità più grande potremo accostarci solo insieme, mettendo in contatto i vari pezzi tra loro.

Coloro che questo sforzo di apertura e di inclusione lo hanno fatto sono indubbiamente più vicini alla Verità, e quando si esprimono noi li ascoltiamo e li riconosciamo. Ma sono anche coloro che mai affermerebbero di essere in possesso della Verità. Credo che la Verità sia perfino difficilmente immaginabile, per quanto è lontana da ciò che comunemente si considera oggettivamente vero.

Nell’epoca moderna sono nati dei movimenti che si sono fatti propulsori della ricerca della Verità: uno è la Società Teosofica che, a partire da fine 800, ha svolto il compito di stimolare l’elevazione dello sguardo umano verso questa nobile ricerca, dopo che le varie chiese l’avevano imprigionata nei loro dogmi. L’altro, tra quelli a noi conosciuti, è il lavoro di Aurobindo e Mère, che nel secolo scorso hanno fondato una Comunità come punto magnetico proprio per la ricerca della Verità. Questi movimenti, come certamente molti altri, per affrontare il tema della Verità sono passati attraverso un fattore imprescindibile: lo sviluppo della coscienza e del suo perno centrale, la mente superiore, chiara, lucida, libera da attaccamenti e condizionamenti emotivi basati su esperienze pregresse. Solo grazie a una mente siffatta possiamo accostarci alla Verità, rispettando comunque tutte le fasi e i modi necessari alla realizzazione di un lungo, per non dire eterno, processo.

Due parole anche su un aspetto che certamente ci sta molto a cuore: come perseguire la verità nel gruppo? Chi la stabilisce? Un gruppo è, per sua natura e il più delle volte, eterogeneo: cioè vi circolano opinioni diverse sia sui suoi fatti interni che su quelli esterni, ed è molto facile che ciò sia causa di conflitti, soprattutto quando l’intera società è vittima di una sistematica mistificazione della verità.

In tale evenienza, possono però venirci in aiuto alcuni atteggiamenti di risposta, frutto di esperienze vissute:
  • Comprendere che ognuno guarda alla verità dal proprio punto di vista.
  • Coltivare inclusione e tolleranza per opinioni diverse dalla propria.
  • Evitare la dispersione di energia generata da sterili contrapposizioni.
  • Spostare insieme l’attenzione verso uno spazio di pensiero e di visione che sia il più sgombro possibile da elementi distorcenti personali, tendendo verso quel punto in cui tali elementi non riescano più a interferire.
  • Tenere presente che è solo in quel punto che si apre la possibilità di entrare in contatto con aspetti più veri e stabili, con valori più oggettivi e riconosciuti da tutti. Quello diventa un punto di ri-unificazione, un punto di convergenza che va al di là di ogni divergenza precedente.
  • Attingere da quel punto più elevato la luce necessaria a illuminare le visioni contrapposte e a individuare una soluzione compatibile con entrambe.
  • Comprendere che quello diventa l’elemento di verità possibile in quel gruppo e in quel momento: verità sempre e comunque relativa e parziale, ma che, essendo il miglior punto raggiungibile di verità comune, apre la porta ad altre verità più avanzate.

Questo tema è dunque indissolubile da quello della Pace, ove il cammino verso quest’ultima è tracciato dai passi di ricerca della Verità.

Marina Bernardi