Essere un agente di cambiamento

Nella psicosintesi è stata sottolineata, in passato, l’importanza trasformativa dei grandi modelli umani e storici, dei «grandi uomini» e del «culto degli eroi». Forse, però, mai come in questa fase storica si avverte la mancanza di modelli umani d’ispirazione; e – al tempo stesso – mai come in questo momento il mondo ha un disperato bisogno di nuovi leader. Uno degli effetti di questa crisi generale è proprio la mancanza di leader in ogni campo dell’umano, uno dei problemi più evidenti in tutto il mondo è la mancanza di potenti leader-servitori in grado di testimoniare con integrità, di guidare e promuovere il rinascimento spirituale del mondo, per dare vita a una nuova civiltà umana. (…)

(…) E qui ritorna il discorso che «i buoni devono diventare forti e i forti buoni», perché sto parlando non di leader qualunque, ma di leader-servitori. Questa non è un’espressione mia, ma una nozione di un filosofo americano, Robert Greenleaf, che scrisse un libro intitolato The Servant Leader.^[1] Qui esponeva la sua visione del futuro: un mondo in cui si dava potere alle persone sulla base della loro capacità di servire una causa più grande di sé. Più esamino, più mi sembra che questa nozione della volontà umana e la portata del Progetto Volontà^[2] vadano proprio a finire lì. Qui per leader-servitore intendo una persona ordinaria – perché se non si dice questo, già si è fuori dalla possibilità di essere un agente di cambiamento, quindi è necessario che una persona sappia che questo tipo di leader è una persona innanzitutto ordinaria – il cui modo di essere e le cui azioni sono però date, informate, colorate o illuminate da una causa più grande di sé.

Una causa qualsiasi (cioè liberamente scelta), ma che dopo aver attuato una purificazione dei moventi, tu autenticamente riconosci come degna di valore, e realmente identifichi come più grande di te. Questo intero discorso è relativo alla tua parola, è qualcosa che comincia e finisce con il dare la tua parola a te stesso. Come tante storie, ad esempio quella di Gandhi, dimostrano. Mi riferisco all’evento in cui lui, giovane avvocato, fu buttato giù da un treno, promettendo a se stesso che la sua ragion d’essere non sarebbe più stata «avere successo come avvocato», ma avrebbe riguardato altro… E come molte altre storie di svolta, nel corso di una vita, sono avvenute.

Estratto da:
Mauro Ventola, Al cuore della questione,
Editrice Nuova Era – in prossima pubblicazione

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^[1]  Greenleaf Robert, Servant Leadership, Paulist Press, New York 1977
^[2] Il “Progetto Volontà” (Will Project), tema portante del testo da cui è tratto questo articolo, è l’ultima eredità di Roberto Assagioli – fondatore della psicosintesi – che ne ha tracciato lo schema di sviluppo nel suo libro L’atto di volontà, Astrolabio, Roma 1977. [N.d.R.]