Come accade che da quell’insieme informe che appunto oggi chiamiamo assembramento, si forma il Gruppo con la G maiuscola?

Mai avremmo detto che una situazione così difficile e penosa come la Pandemia, ci avrebbe portato a mettere così potentemente sotto i riflettori il tema del gruppo e delle sue varie manifestazioni. Eppure eccoci qua, ad ambire come non mai a stare tutti insieme e, possibilmente, tutti un po’ appiccicati gli uni agli altri.

Decisamente a svantaggio dei solitari, veri o presunti, che invece aborriscono la folla ovunque si manifesti.

Però…si c’è un però: tutti, nessuno escluso, abbiamo fatto i conti, ognuno con i suoi strumenti, con il significato dei termini assembramento, gruppo, socialità, insieme…e tutti certamente abbiamo fatto delle riflessioni in merito.

Senza pretesa di essere esaustiva sul tema, porto quella che è la mia personale elaborazione in merito, insieme all’esperienza del fare gruppo e dell’essere in gruppo, che da tempo perseguo e che sempre si arricchisce di nuovi stimoli.

Gruppo…che misteriosa entità! Pare semplice, fin da piccoli cerchiamo – ed io non sono stata da meno – di stare con gli altri, ma allo stesso tempo quando ci siamo, poi ci pare che questi altri seppure simili o addirittura affini (molto di più che simili dunque) sembra che ci tolgano qualcosa, più precisamente quella sensazione di unicità cui tanto siamo affezionati.

Quindi no, non è semplice e non lo è se si considera appunto il gruppo come un vero essere vivente che non si muove e non “respira” a caso, ma in cui ogni elemento ed ogni azione, portano a comporre un risultato ordinato e armonico che NON è la somma delle parti ma altro e molto di più.

Ricordo le mie prime volte, spinta dalla mia innata socialità andando fiduciosa verso quell’essere cui avevo aderito con entusiasmo, ritrovarmi li a fare i conti invece con la paura di esserci, di condividere o anche solo di dare un contributo…no, non è stato semplice, ma l’attrazione è stata comunque fatale e più forte della mia spinta individualistica e oggi del gruppo non saprei fare a meno.

Ma da dove si parte? Come accade che da quell’insieme informe che appunto oggi chiamiamo assembramento, si forma il Gruppo con la G maiuscola? Come accade che si comprende e si da senso a questa spinta a stare e operare insieme?

Uno scopo comune, un proposito più grande di noi, una ricerca che da soli comprendiamo ad un certo punto di non poter portare avanti…questa può essere una partenza e, certamente, questa è la spinta che, rinnovandosi, ci porta a proseguire l’avventura.

Gruppi di crescita, gruppi di lavoro, gruppi di servizio, tutti per potersi dire tali, devono avere ben chiaro questo passaggio: un proposito comune per il quale starci e misurarsi “combattendo” costantemente quella “battaglia interna” tra IO e NOI.

E poi? Poi proseguendo e combattendo e crescendo, anzi, evolvendo accade che quasi ci sembra di non aver mai operato diversamente, che senza gruppo, il Nostro gruppo, non sapremmo stare, che quasi ci sentiamo orfani senza, che…ci sentiamo esclusi se non ci siamo o non possiamo esserci.

Si compie così la magia e a quell’Entità noi rispondiamo assumendoci la nostra parte e sentendoci responsabili in pieno dei suoi risultati, aggiungendo l’ingrediente principe che da il gusto a tutta la ricetta: LA GIOIA!

Ora si, ora il passaggio può dirsi compiuto: da lì in poi, da quando si percepisce questo brivido del cuore che esulta, diventa chiara quell’attrazione iniziale che si trasforma in un sentimento che può essere duraturo, così come saranno più duraturi e incisivi i risultati concreti che il Gruppo porterà da quel momento in poi.

Ora si possiamo dire con misurata certezza che…l’Assembramento passa ma il Gruppo, questo Gruppo, Resta!

Chiara Damilano