…”si ammira l’abilità con cui ha saputo sfilarsi dalla vita terrena, il tempo che ci ha concesso per abituarci all’idea, la pienezza priva di ombre con cui ci ha lasciati, così che tutto si sfibra in un sospiro di malinconia lasciando il posto al suo inopponibile sorriso, che disarma ogni altro pensiero”
L’8 marzo 2022, Vittorio Viglienghi ha concluso il suo viaggio in questa incarnazione, lasciandoci piuttosto inclini a non volerci credere… Piuttosto stupiti, piuttosto – diciamolo – affranti!
A un mese preciso dal suo passaggio vogliamo ricordarlo attraverso le parole scritte da Marina Bernardi, Presidente della Comunità, nonché sua amica di lunga data, sorella spirituale e – come tutti noi – profonda estimatrice dell’Uomo che Vittorio era e del Servitore che è.
(…) Vorrei riuscire ad esprimerti qualcosa del molto che c’è nel cuore di tutti noi: innanzitutto tante memorie, ricordi di moltissimi momenti belli e significativi vissuti insieme. E c’è la tua storia, intrecciata con le nostre, a formare una parte dell’arazzo della Vita.Sei stato il primo, a venire a stare qui a Città della Pieve. Avevi lasciato un buon impiego a Milano ed eri venuto a vivere a Poggio del Fuoco, nella piccola stanza numero 6: il primo e l’unico che ha svolto questa funzione di punto focale all’interno del casale; allora era necessario e lo hai fatto per dieci anni. Svolgevi molti compiti, dall’amministrazione alla compilazione dei turni di cucina, dal servizio cassa all’approvvigionamento, dalla segreteria all’accoglienza delle persone, che andavi a prendere alla stazione di Chiusi una ad una. Ti ricordiamo con la vecchia Opel rossa, con cui portavi via i sacchi dell’immondizia, e la stessa con cui sei andato anche a prendere Marella Agnelli quando venne in visita: questa era una tua nota, che non ti facevi problemi di forma e tutto e tutti avevano per te pari valore e dignità.
Compito anche più importante di quelli concreti, eri tu che accoglievi chi arrivava a Poggio. Tutti ci ricordiamo del senso di sicurezza che dava il saperti lì, ad aprire la porta col tuo sorriso. Sei stato il punto fermo e stabile per tutti noi, venire a Poggio era trovarti lì al tuo posto, pronto a infondere fiducia ai timorosi e pronto agli scherzi con quelli con cui avevi più confidenza. Personalmente sei stato tu il primo che mi ha attratto alla Comunità e se sono qui è grazie soprattutto a te; sono contenta che recentemente sono riuscita a dirtelo.
Dopo dieci anni sei andato a vivere fuori da Poggio, perché avevi bisogno di un po’ di vita privata. Ma non ti sei spostato di molto: hai continuato ad essere presente per tutti e con tutti, nella tua casetta all’imbocco della stradina dei cipressi.
Quando hai deciso di portare avanti i tuoi studi e il tuo processo con un altro gruppo, lo hai fatto con limpida chiarezza, come una scelta più consona a te in quel momento, ma che non andava a toccare i rapporti che avevi creato: su questo sei stato un esempio di coerenza e di capacità di inclusione e di impersonalità. Questa tua modalità ha fatto sì che tu restassi sempre parte integrante del gruppo, e anzi ti ha reso un fattore di unione tra i due gruppi.
Tutto quello che studiavi, soprattutto la Psicosintesi che hai approfondito come pochi hanno fatto, era per te stimolo a osservarti e a impegnarti in modo sistematico e disciplinato a trasformare i lati del tuo carattere che non ti piacevano. Così sei passato dall’essere isolato e introverso, come tu stesso ti sei sempre definito, ad essere una delle persone più socievoli, di certo una persona che ha saputo coltivare in modo costante una fittissima rete di relazioni, capace di dare sempre piena attenzione e un sorriso a ognuno.
E che dire della tua intelligente ironia, che il più delle volte era autoironia, qualità rara e segno certo di disidentificazione? Tutti abbiamo riso delle tue battute, che arrivavano improvvise e che in un primo momento sembravano l’enunciazione di un’alta e seria verità.
Ci sarebbero ancora tante e tante cose da dire, ma veniamo ai giorni recenti, proprio prima della malattia: le tue ultime ore in gruppo sono state il 7 febbraio, nel corso di una giornata di incontro online dei conduttori della Comunità. Dovevi focalizzare una parte della riunione, ma alla fine hai focalizzato l’intero incontro, quasi la tua anima sentisse che avevi tante cose da dire e che dovevi farlo subito perché il tempo della vita stava finendo. In modo insolito per te, che non eri solito parlare molto di te stesso, in quell’occasione hai confidato al gruppo molte cose che non ti avevamo mai sentito dire. Una tra queste, che ha colpito tutti noi, è stata la gratitudine verso la menomazione che la vita ti ha costretto a portare. Per ben tre volte hai ripetuto che di fatto proprio quella menomazione è stata per te un grande dono: sia perché ti ha spinto in una direzione di vita e di ricerca a cui non saresti arrivato se il tuo corpo fosse stato normale; sia perché ti ha insegnato l’umiltà.
Ora sei finalmente libero da questo corpo che ti ha fatto tribolare, ma di cui non ti sei mai lamentato. Sei libero di correre leggero nei prati verdi dell’al di là. Così ti immaginiamo.
Noi qui ti piangiamo, ma sono soprattutto lacrime di commozione e di gratitudine per averti incontrato e per aver condiviso dei pezzi di vita con te. Ci è venuto spontaneo di celebrare questo tuo allontanamento dalla vita fisica quasi come una festa, pur nel dolore di non vederti più e nella solennità che questo passaggio della vita dell’anima richiede: è la festa del compimento di una vita pienamente realizzata, vissuta con impegno e responsabilità, ma sempre col sorriso sulle labbra; soprattutto una vita volta costantemente al Bene.
E allora caro Vittorio, non ci resta che dirci arrivederci: di qua o di là di certo ci re-incontreremo e di certo lavoreremo insieme per il Bene. Tu intanto ci precedi e ti sposti a lavorare nello spazio della Luce.
Buon viaggio Vittorio, tutto il nostro amore ti accompagni!
Oltre a contenere materiali inediti e raccolte articolate sul lavoro e sul pensiero di Roberto Assagioli, il suddetto sito ospita anche gli scritti dell’autore stesso e molte testimonianze – non solo testuali – del lavoro di Sergio Bartoli, suo amico e guida – per un tratto di strada – nonché fondatore della Comunità di Etica Vivente.
In totale spirito di condivisione e desiderio di diffusione Vittorio ha raccolto, a volte elaborato, e sempre messo a disposizione di tutti una mole davvero considerevole di scritti, registrazioni, aforismi, bibliografie e video. Un patrimonio che non andrà perduto poiché gli amici/parenti si impegneranno a tenere attivo il sito e – la dove possibile – alimentarlo, nel rispetto dell’indirizzo di ricerca, dei criteri di selezione e dello scopo del suo ideatore e creatore.