In questi giorni mi è stata posta la domanda: come si fa a maturare come coscienza quando ci si rende conto di avere delle parti ancora immature?

Bella domanda! Credo che potremmo porcela tutti, perché ognuno può riconoscere in sé qualche aspetto che non è cresciuto alla pari con altre parti di sé.

La risposta che mi è subito venuta spontanea è stata: attraverso la Verità!

Lì per lì potrebbe sembrare che maturazione interiore e verità non abbiano molto a che fare l’una con l’altra. In realtà, la connessione tra loro è forte e profonda. E vediamo perché.

Si è maturi, e si può perfino contare su un certo grado di saggezza, quando si è in contatto autentico con la propria essenza, con quell’“Io sono” che tanto spesso si nomina. Infatti è solo attraverso il centro che più qualità e più luce possono affluire in tutto il nostro essere, così portando a maturazione le zone di noi rimaste ancora bambine.
Ciò che ostacola un vero rapporto con il centro, con quel punto focale che sorregge e stimola tutti gli aspetti di noi, è fondamentalmente l’attaccamento all’autoimmagine.


Le immagini di sé, che siano positive o negative, fungono sempre e comunque da filtri
che trattengono la luce dell’anima impedendole di fluire nella coscienza. Esse sono fugaci, instabili, e sempre costruite in risposta a circostanze esterne che ci hanno condizionato in un modo o nell’altro. Sono, perciò, quanto di meno veritiero può esserci dentro di noi. Eppure il più delle volte su di esse è stata costruita l’intera vita!

Anche quando ormai siamo molto cambiati, quando siamo entrati in contatto con la Conoscenza, quando abbiamo imparato tante cose e sviluppato una visione del mondo ampia e inclusiva, c’è il rischio di rimanere bloccati dal tranello dell’autoimmagine, che diventa una barriera per un vero progresso e per quel processo di auto-illuminazione a cui aspiriamo. Semplicemente, spesso si tende a sostituire delle immagini di sé di scarso valore con altre, più altisonanti e più conformi con il modello di “persona spirituale” che ci siamo costruiti e che abbiamo idealizzato.

Per fortuna, la luce dell’anima, quella vera e non solo quella immaginata, ci viene in soccorso e dà il via a un lungo e graduale processo di autosvelamento: da una parte quella luce toglie i veli che hanno ricoperto per eoni la nostra vera identità di Figli di Dio incarnati nella materia; dall’altra, essa porta in superficie, una dopo l’altra, tutte quelle parti sommerse nell’inconscio o mezze inconsce, che ci sono servite per costruirci un senso della nostra esistenza che potesse aiutarci a sostenere al meglio l’impatto con le richieste della vita.

Anzi, potremmo dire che i due momenti, l’auto-svelamento rispetto alla nostra vera e profonda identità e lo svelamento di quegli aspetti che sono stati, e sono, solo degli aggiustamenti interni temporanei e precari verso ciò che abbiamo creduto che l’ambiente si aspettasse da noi o che noi ci siamo aspettati da noi stessi, procedono di pari passo. Lo fanno con un’intensità direttamente proporzionale: più si svela la luce e più quella luce svela le zone buie e le parti sepolte dentro di noi.
Si apre allora una fase nuova e diversa del lavoro di autotrasformazione: questa volta è la luce stessa dell’anima che lo porta avanti o che cerca di stimolarlo. Sta poi a noi accogliere e seguire quei richiami offerti da quella luce, oppure rifiutarli per cercare di salvare ancora per un po’ un’autoimmagine rassicurante. Dobbiamo però sapere che più tergiversiamo e più quei richiami possono farsi forti e anche disturbanti, mettendoci davanti a situazioni tensive e imbarazzanti.
Questo processo è lo stesso per tutti, sia a livello individuale che collettivo: quante volte come gruppo ci stiamo ripetendo che in questi tempi sono le combinazioni celesti stesse che ci costringono ad affrontare tutto ciò che finora era rimasto acquattato nel sottofondo della psiche?

Ecco, anche questa è un’importante funzione della Verità: entrare in contatto con la nostra verità, con le ombre che in tempi lunghissimi abbiamo interposto tra la nostra essenza e la luce dell’anima, ancora troppo fioca per togliere i veli. Lo abbiamo fatto in buona fede, convinti che il mondo si aspettasse questo da noi; a partire dall’aver cercato di interpretare e di realizzare le richieste dei nostri genitori, e poi della società, fino a quelle che abbiamo percepito provenire dal gruppo spirituale di elezione.

Ma c’è un momento, per fortuna, in cui questo grande palco, spesso anche ben costruito, non regge più, e ci troviamo nudi davanti a noi stessi: momento di perdita di certezze e di auto- delusione, ma anche momento di liberazione e di gloria per l’anima, sempre se sappiamo utilizzarlo.


Più riusciamo a sostenere l’impatto con la verità che ci è messa davanti dalle nostre zone d’ombra, e più la luce dell’anima avanza e si fa strada nei meandri della coscienza.
Quello che viene alla luce e si rende ovvio consiste talvolta in abitudini non utili, talaltra in motivazioni non corrispondenti a ciò che ci dichiariamo, oppure in ambizioni e desideri prima soffocati: un’ampia e sfaccettata gamma di possibilità, ma tutte vere, i piccole o grandi parti della verità della nostra umanità.
Tutto ciò va visto e riconosciuto ogni volta che si presenta, va osservato senza giudizio, va inquadrato come parte del grande processo di liberazione che l’anima, la nostra e quella dell’intera umanità, ci sta spingendo a realizzare. E’ importante avere il coraggio di guardare a tutto questo in modo crudo, senza auto- giustificazioni, né auto- indulgenze: nessuno ci accusa e nessuno ci chiede di essere diversi da ciò che siamo.

L’importante è guardare con distacco, oggettività e accettazione a tutto ciò che emerge alla luce della consapevolezza. Addirittura, questa è l’unica via per liberarsi davvero da rimorsi, sensi di colpa e auto- svalutazioni: andare noi, a cuore aperto, con coraggio e con determinazione, verso le nostre ombre, certi che la luce dell’anima è dalla nostra parte e che si farà strada in noi nella misura in cui cooperiamo nel farle spazio.

Cadranno così, una dopo l’altra, tutte le auto-immagini e il gioco di specchi da esse creato, lasciando il posto alla luce e all’amore puri dell’anima.

Essere come si è, liberi da orpelli inutili che più che aiutarci, danneggiano il nostro percorso animico.

Dopo il coraggio della Verità viene l’accettazione profonda di sé, poi il perdono per sé e per gli altri, e infine la pace.

Ci saremo così addentrati in uno degli aspetti più complessi richiesti dalla Legge del Sacrificio, la prima delle Leggi dell’anima: quello di sacrificare le auto-immagini, belle e brutte, per accedere ad una prossima orbita del Sentiero, quella del “sono ciò che sono e sono un Divino Figlio di Dio”.

Marina Bernardi, Febbraio 2025