Il Servizio è la risposta a una chiamata dell’anima. È essenziale la non identificazione nel ruolo che si svolge. Si deve essere pronti a lasciare in qualsiasi momento quello che si fa, in gioia e leggerezza. Allenarsi al distacco, alla disidentificazione non solo dalla funzione, ma anche dalle gratificazioni che ne possano derivare.
Ho avuto il privilegio di parlare con Paola sulla sua esperienza e visione del servizio e vi racconterò un po’ quello che è emerso. Si parlerà del servizio come qualcosa che porta gioia a chi lo fa e nella sua leggerezza riempie quelli che servono.
Come è cominciata la tua esperienza di servizio?
La mia storia con il servizio inizia a Roma dopo aver conosciuto la psicosintesi e poi la Comunità e scelto di cominciare a collaborare durante varie estati con il centro di educazione Le Querce (oggi conosciuto come Urusvati) nella cucina e con i bambini.
Dopo la prima esperienza, ho fatto servizio in diversi settori e dipartimenti della Comunità – sono stata nei giardini, nella cura dei casali, nell’agricoltura, nella segreteria e per ultimo nel dipartimento relazioni – l’azione di servire è una priorità nella mia vita.
Ho conosciuto diverse realtà della comunità in cui ho messo a prova il corpo fisico, mentale ed emotivo. Il focus del servire non è nell’attivitá in sé, ma sì nel punto del servizio come supporto alle attività della Comunità affinché, attraverso le attività, la Comunità possa svolgere la sua parte per promuovere l’evoluzione e l’espansione della coscienza individuale e di gruppo.
Cosa diresti alla Paola del passato quando ha cominciato a fare servizio?
È essenziale la non identificazione nel ruolo che si svolge. Si deve essere pronti a lasciare in qualsiasi momento quello che si fa, in gioia e leggerezza. Allenarsi al distacco, alla disidentificazione non solo dalla funzione, ma anche dalle gratificazioni che ne possano derivare.
Ricordarsi sempre del focus: svolgere il servizio in qualsiasi ambito, lì dove è necessario.
Siamo personalitá e anima, e nel servizio queste due parti sono entrambe presenti. La scelta di svolgere il servizio in realtà viene dall’anima e non dalla personalità, però in tanti momenti la personalità chiederà attenzione e sarà necessario guardarla, per gestire quello che viene anche su questo piano.
Come vedi la relazione tra impegni connessi al servizio e altri impegni? Come hai gestito questo durante gli anni?
Ho sempre ritagliato uno spazio nella mia vita per il servizio, insieme agli altri impegni lavorativi e famigliari. Ho trovato nel servire una fonte di nutrimento e di energia, un nutrimento che viene quando si risponde alla chiamata dell’anima.
Nel corso degli anni ho deciso di essere più vicina alla realtà della Comunità e di trasferirmi a Città della Pieve e poi a Valle del Sole, il primo villaggio residenziale della Comunità. Questo è stato un modo di avvicinarmi non solo alle attività, ma soprattutto all’esperienza della vita di gruppo, ed è stata una bella sfida! Anche in questo caso ho sentito che i movimenti sono stati causati dall’ascolto interiore, una richiesta dell’anima di ciò di cui aveva bisogno per svilupparsi.
Come è l’interazione tra le persone che fanno servizio? Come sono state per te queste diverse relazioni?
Il gruppo ha un ruolo veramente importante nel servizio. Non avrebbe senso fare servizio da soli. L’evoluzione della coscienza non è solo a livello individuale, ma anche di gruppo e il gruppo aiuta a potenziare questo processo.
In un gruppo è importante che sia chiaro il proposito che ci porta a lavorare insieme e non è diverso nel caso del servizio. Coloro che servono devono avere chiaro non solo il proposito maggiore dell’evoluzione della coscienza, ma capire il collegamento tra quello che fanno nel loro gruppo e tutta la Comunità, e di riflesso – attraverso questa, tra loro e l’umanità intera.
C’è qualche immagine/simbolo che associ con la tua esperienza di servizio?
Per aiutare a portare avanti questa idea di appartenenza a un gruppo maggiore ho utilizzato alcune immagini nei diversi dipartimenti dove ho lavorato. Un esempio di simbolo è stato la ruota nei primi anni nella segreteria, dove il perno centrale della ruota era la segreteria centrale, ogni raggio erano i vari settori e il cerchio più grande rappresentava tutta la comunità. Tutte le attività della segretaria, i vari raggi, contribuivano a muovere la ruota della comunità e più energia si dava più la ruota si muoveva e più la comunità andava avanti per svolgere il suo compito.
I simboli e le immagini sono parte di un collegamento magico che si può cogliere nel servizio nella comunità, è per questa magia che io e tante altre persone vengono da tutta l’Italia per fare un’esperienza di servizio. La magia si crea nel momento in cui si riesce a sentire quella scintilla divina che abita nelle nostre anime.
Paola Buccetti & Gabriela Gonçalves Ferreira