Quando raggiunge il cuore degli uomini, la verità è bellezza eterna.
La bellezza è una qualità che si considera collegata soprattutto all’apparenza esterna delle cose, delle persone, della natura: quindi importante, ma certamente non equiparabile alla verità, che appare frutto di una conquista interiore, a volte faticosa. Entrambe, come qualità dell’essere umano, sono per lo più soggettive: è difficile concordare sulla bellezza e sulla verità espresse da una persona, perché non esiste un “metro” accettato da tutti. Ma è questa l’unica caratteristica comune di queste due qualità? In realtà, tra bellezza e verità esiste un rapporto profondo. È importante eliminare, soprattutto per la bellezza, i più frequenti, superficiali luoghi comuni.
Quando parlano della bellezza, alcuni grandi Maestri del pensiero e della spiritualità ce ne danno un’immagine ben diversa. Ad esempio, Roberto Assagioli nel libro Lo sviluppo transpersonale, quando enumera gli elementi spirituali della personalità, dedica un capitolo alla bellezza oltre a quelli sull’amore, gioia, potenza-volontà. Il Maestro dell’Agni Yoga scrive che la Roccaforte della Fratellanza dei Maestri si basa su 5 insegnamenti: cuore, lavoro, bellezza, evoluzione, tensione (energia psichica). In questi riferimenti appare fuori di dubbio che la bellezza è considerata un’altissima qualità spirituale che può corrispondere o meno alla bellezza dei corpi e delle cose.
Per comprendere cosa qualifica la bellezza in questo senso, bisogna rispondere a due domande: quando la spiritualità assume la qualità della bellezza? Quando la bellezza fisica diventa bellezza spirituale? Cercherò di rispondere partendo dalla seconda, sulla base di ciò che insegna l’Agni Yoga.
Un aspetto fondamentale della bellezza è il legame con un’altra qualità, la commensura, ovvero la scienza della giusta misura: “il costruttore deve sapere quanto carico possono reggere i pilastri dell’edificio.” Quando la commensura si palesa nelle manifestazioni esteriori della vita, contribuisce a creare quell’equilibrio di rapporti, che appare agli occhi umani come armonia. Quest’ultima va distinta dall’ordine, che pure ha un suo valore: la differenza è determinata dalla bellezza, come armonizzazione tra dimensioni, colori e forme. Quanto più l’armonia è percepibile, tanto più la bellezza diventa uno spettacolo che genera gioia profonda, quindi manifestazione dello spirito. Ciò è più facile che avvenga nella natura, ma può anche avvenire, seppure più raramente, nei corpi e nelle costruzioni umane. Può sorprendere di leggere nell’Agni Yoga che “la forma umana materiale non risponde ancora al disegno evolutivo. La creazione della forma umana è considerata il massimo compito cosmico.” Quindi, un compito di bellezza!
Ora torno alla prima domanda: quando la spiritualità – e in particolare la verità – assume la qualità della bellezza? Anche qui l’Agni Yoga sorprende, perché allude a un processo che ogni essere umano può compiere nel suo cammino evolutivo, il cui punto culminante è il conseguimento della bellezza, come suprema vetta dello spirito. Qual è questo processo? Parte dalla integrazione della persona tra i suoi livelli: fisico, emotivo, mentale e spirituale. Questa integrazione porta all’autenticità, a diventare cioè il distillato autentico della propria coscienza, il portatore della parte di verità che è riuscito a incarnare e trasmettere. Il Cristo diceva: “In verità vi dico”, alludendo all’autenticità delle sue parole.
A questo punto l’ultimo passo è breve: la verità, nella sua validità proiettante verso il futuro, diventa bellezza. Quando raggiunge il cuore degli uomini, la verità è bellezza eterna, come l’esempio delle parole del Cristo. La bellezza diventa, agli occhi del cuore, la splendida corona delle qualità divine, il sigillo inscindibile delle verità superiori.
Giuseppe Campanella