Qualche tempo fa mi facesti notare come fossimo cambiati nei nostri rapporti in Comunità, più pazienti con i limiti degli altri, più compartecipi delle difficoltà che via via capitano all’uno o all’altro, più capaci di condividere e mettersi a disposizione per aiutarsi vicendevolmente, in sostanza più capaci di solidarietà.

Caro Amico,
come te la passi? Che mi racconti?

Qui tutto procede in un caldo torrido e mentre il fare si riduce al minimo indispensabile, la mente birichina continua a lavorare alacremente. Ed è così che oggi mi sono ritrovata a ripensare a quell’idea che nacque diversi anni fa per organizzare le situazioni personali di emergenza e necessità sanitarie di chi vive in Comunità. La chiamammo Philìa. Ti confesso che a me piacque subito quel nome: dava con il semplice suono delle sue sillabe il senso del “filo” teso fra noi, creava la possibilità di immaginare quel continuum fra noi. Un continuum pratico, concreto fatto di mani tese, indaffarate a prestare l’aiuto richiesto, di sorrisi incoraggianti carichi di simpatia, di inviti più o meno espliciti alla pazienza nell’attesa della guarigione qualsiasi forma essa avesse intenzione di prendere.

Eh, immaginare quel continuum fra noi … a mio parere tutto questo c’era già nei nostri cuori, aveva solo bisogno di trovare un modo per esprimersi. Quasi quasi gli riconosco, per entrare nella nostra vita di Gruppo, il bisogno di un invito ufficiale!

Fu così per Philìa, sgorgò in modo spontaneo, compartecipato e velocemente prese piede il fatto che c’era un piccolo gruppo di Amici che fra noi si era reso disponibile per coordinare le varie risorse che ognuno di noi di volta in volta metteva a disposizione per affrontare le varie necessità di Amici affetti da uno stato di malattia.

Certo non tutti la presero bene. La malattia porta a galla la nostra fragilità e spesso le nostre contraddizioni di esseri umani. Ed è per questo che ricevetti quella mail dove un’Amica viveva questa iniziativa come un’invasione alla libertà. Ti ricordi? Il Silenzio fu l’unica risposta che fui in grado di darle, mi chiedo ancor oggi se avrei potuto fare di più e se lei abbia maturato una nuova visione. Nel tempo ho visto quanto è difficile far trasparire l’evoluzione di scelte che viste da fuori appaiono nel loro compiersi ma che sono il frutto di una maturazione avvenuta nella relazione con l’Amico ammalato.

Di sicuro condividi con me le innumerevoli occasioni in cui si presentarono dei problemi o situazioni complesse a cui lì per lì non sembrava ci fosse una soluzione. E poi, ogni volta, ma proprio ogni volta è andata così: con l’intento di risolvere ci mettevamo insieme all’Amico malato in due o tre alla ricerca e la soluzione arrivava… imprevista, non immaginata … Vuoi attraverso una telefonata inaspettata, un incontro casuale …

Ma, non trovi anche tu, che sia proprio l’intenzione che metti in quello che ti appresti a fare a generare poi la direzione che prende la cosa? A rifletterci bene l’aver frequentato la Scuola Focalizzatori ci ha aiutato molto in questo, non trovi? Allenandoci a fare nostra quella consapevolezza sull’importanza di sondare prima e di affermare poi l’intenzione con cui agiamo. O forse di più tutta la formazione in Psicosintesi? Che ne pensi caro Amico? Avrai sicuramente qualche esperienza da raccontarmi a tal proposito.

Ma lo sai che mentre ti scrivo sto nel contempo scrivendo un articolo per la newsletter? L’ho intitolato “semi di solidarietà”, questo titolo mi è venuto spontaneo pensando alla nostra esperienza di Gruppo in Philìa … Qualche tempo fa mi facesti notare come fossimo cambiati nei nostri rapporti in Comunità, più pazienti con i limiti degli altri, più compartecipi delle difficoltà che via via capitano all’uno o all’altro, più capaci di condividere e mettersi a disposizione per aiutarsi vicendevolmente, in sostanza più capaci di solidarietà. Dopo varie riflessioni giungemmo alla conclusione che tutto questo, in parte, fosse germogliato grazie a quei semini di solidarietà, coltivati attraverso Philìa. Semi di solidarietà che avevamo avuto tutti noi il coraggio di mettere nel campo delle nostre coscienze. A chi arriva oggi in Comunità sembra tutto naturale ma chi ci abita da più tempo sa come questo nuovo modo di essere abbia dovuto portare a maturazione un dixit impresso nelle radici della nostra vita di Gruppo. Un dixit che vedeva l’autonomia individuale separata dalla compartecipazione delle nostre difficoltà.

Ma non trovi anche tu che le idee e le forme correlate una volta che si manifestano poi maturano, evolvono come animate di vita propria? Come ad esempio i semi messi a dimora attraverso Philìa sono germogliati nelle nostre relazioni d’aiuto e maturando ci hanno resi capaci di gestire in modo spontaneamente autonomo le situazioni di malattia. Chi oggi si trova ad affrontare una malattia si muove in modo più naturale nella ricerca di soluzioni e risorse nel Gruppo. Sai, ho come l’impressione che Philìa sia giunta a una nuova fase in cui i nuovi frutti si stanno trasformando a loro volta in nuovi semi tutti da scoprire e coltivare nelle nostre coscienze. Che meraviglia! Non trovi?

Dai fatti sentire quando puoi! Lo so che il servizio per la Comunità ti impegna molto, ma so pure che coltivare l’Amicizia è importante per la vita della Comunità!

Un abbraccio, a presto, ciao.

 Annalisa Perini