E’ così che, passo dopo passo, diventiamo parte sempre più integrante della Famiglia predestinata per la nostra anima…
Probabilmente per tutti i gruppi che celebrano il Wesak e certamente per il gruppo della Comunità, il plenilunio del Toro rappresenta un tempo di scelte. Si tratta di scelte su vari piani, da quelli più sottili e interiori a quelli legati alle forme visibili, scelte individuali e scelte di gruppo.
Per di più, nel consueto Gioco degli Angeli fatto a conclusione del Wesak, la qualità che l’angelo della Comunità ci ha portato è stata DISCERNIMENTO, dunque strettamente collegato con la scelta, di cui è il precursore.
Una scelta fondamentale, che tutti prima o poi incontriamo sul nostro percorso, è proprio quella del gruppo. Possiamo formularla con queste parole: quale è il mio gruppo? Oppure: questo è ancora il mio gruppo?
Quella del proprio gruppo è una scelta che viene dal profondo, è addirittura una scelta dell’anima. Infatti è l’anima che, a un certo punto del suo cammino, dà il via alla ricerca del proprio gruppo, che ne siamo consapevoli o no. E lo fa solo quando l’ora è scoccata e la coscienza è pronta. Allora la persona si mette all’opera, si guarda intorno, frequenta gruppi diversi, da ognuno prende qualcosa e procede oltre, sospinta da un movente che si fa sempre più impellente e profondo: il mio gruppo…
L’anima è, per sua stessa natura, coscienza di gruppo. Questo termine definisce uno stato interiore e perciò non coincide automaticamente con l’esperienza vissuta dentro un gruppo, anche se auspicabilmente ne può essere il risultato. Se la coscienza di gruppo è uno stato dell’essere che coincide con l’anima, e se questa a sua volta ha come scopo l’espansione di sé attraverso l’incarnazione nel mondo delle forme, ne discende che, per sviluppare coscienza di gruppo come anima incarnata, è necessario sperimentare una vita di gruppo.
In genere si parte dall’attrazione verso un gruppo in cui e attraverso cui poter crescere come persone, volto perciò alla conoscenza di sé e all’auto- trasformazione: il gruppo, in questo caso, è una via per sviluppare meglio e prima una migliore espressione della propria personalità. Alcune delle nostre Scuole offrono questa possibilità. Segue poi la ricerca di un alveo in cui sperimentare il lavoro di gruppo, realizzando dei progetti insieme ad altri: la personalità viene così educata alla volontà costruttiva di gruppo e ai valori della cooperazione e della compartecipazione. Ma vi è anche un terzo livello di ricerca, quando l’anima cerca dei compagni con cui percorrere le sue vie, che sono apparentemente più ineffabili e astratte, eppure tanto più Reali.
Ovviamente, non si tratta di cicli nettamente distinti; essi tendono piuttosto a sfumare uno nell’altro e perfino a compenetrarsi in modo tale da essere compresenti in ogni persona elementi di tutti tre, in concentrazioni diverse, a seconda della maturità interiore conseguita.
Per di più tali diversi gradi di esperienza e di ricerca, nel gruppo si presentano mescolati tra loro e rappresentati da persone diverse, esattamente come in una famiglia a età differenti corrispondono differenti esigenze. La qualità del discernimento diventa allora necessaria, affinchè questi diversi livelli di coscienza entro il gruppo possano convivere in modo armonico. A coloro che hanno maturato più passaggi, sarà richiesto di comprendere le esigenze dei compagni che si trovano su un tratto di percorso precedente, mentre questi ultimi dovranno accettare a priori che ci sono dei livelli di vita di gruppo che ancora non rientrano nella loro possibile sfera di esperienza. Solo con la conoscenza, anche solo teorica, della mappa del percorso, con la consapevolezza della propria fase e con l’umiltà di accettarla, qualunque essa sia, sarà possibile trovare il proprio posto nel gruppo; un posto non assegnato da altri, ma individuato da se stessi grazie ad un auto-riconoscimento interiore del punto del sentiero in cui ci si trova. Molto spesso accade che il formulare giudizi verso ciò che ancora non si è conosciuto e che per il momento è fuori dalla nostra portata, costituisca un freno alle possibilità di progresso entro un gruppo, laddove un’accettazione priva di pregiudizi ci immette su tracce già aperte avanti a noi, facilitando così il nostro percorso.
La scelta del proprio gruppo la compie il cuore, per risonanza: questa è l’unica via sicura, mentre gli stati emotivi possono confondere e la mente può mentire.
Non è una scelta che si fa una volta sola e che tale resta per sempre, anzi, sarebbe quasi sospetto se così fosse. Al contrario, essa può riproporsi periodicamente, sia a causa di nostri cambiamenti, sia in momenti in cui il gruppo ci mette davanti qualcosa di diverso da ciò che ci aspettavamo. Sono punti di crisi che ci costringono ad una verifica dell’adesione iniziale e che sempre ci conducono su un piano di motivazione più profondo. Ad ogni passaggio, ad ogni successiva verifica e rinnovo della scelta, ci avviciniamo un po’ di più alla nostra anima e la via si rischiara di un altro po’.
Qualora non percepissimo più una sufficiente risonanza con quel gruppo e i segnali del cuore ci portassero altrove, sarebbe, anche questo, un punto di scelta importante, che, se ottemperato in piena consapevolezza, farebbe bene a noi stessi e anche al gruppo, nella misura in cui onori e porti in luce un nuovo punto di verità.
E’ così che, passo dopo passo, diventiamo parte sempre più integrante della Famiglia predestinata per la nostra anima: una Famiglia riconosciuta e scelta in piena consapevolezza, una Famiglia di cui condividere le gioie e i dolori, le difficoltà e i successi. Una Famiglia creata da tutti noi e a cui contribuire con la convinzione che nasce dall’intuizione, in concordanza perfetta col nostro cuore, con i cuori dei compagni e col cuore della Comunità.
Marina Bernardi