Proprio per poter continuare ad essere quel faro sulla via del futuro che è stata finora, la Comunità non può rallentare il suo processo di crescita e di costante sviluppo, su tutti i piani. 

Per molti la Comunità “semplicemente c’è”: è un punto fermo, ben saldo e ben visibile, come lo sono i suoi casali, luoghi così familiari, e le sue attività, per lo più stabili e periodicamente ripetute. In parte sono stabili anche le persone che vi si possono incontrare, al di là di qualche cambiamento quando arriva qualcuno di “nuovo” o qualcuno di “vecchio” se ne va, che sia solo verso altre scelte e destinazioni o che sia come allontanamento definitivo dalla vita fisica. Ma i punti fermi restano sempre e comunque tanti e su tanti livelli, di certo più numerosi di quelli mutevoli.

Per molti e forse un po’ per tutti, questa relativa stabilità e saldezza è un dono: una specie di garanzia che quel riferimento, che tempo addietro abbiamo scelto per ritmare attraverso di esso i nostri passi sul sentiero, continui a svolgere la sua funzione, così come la stella polare continua a svolgerla per chi guarda al cielo.

Eppure anche la Comunità è un essere vivente e, come tale, passa per momenti diversi, risente di alti e bassi ed è soggetta a molti influssi che ne condizionano la vita. Come ogni essere vivente, è dotata di un corpo fisico, di un corpo emotivo e di un corpo mentale, di una personalità e di un ‘anima: ognuna di queste componenti è in un dinamismo costante, dovuto a molti fattori, ma auspicabile e “fisiologico”.

Tutte le vite che ne fanno parte, sia quelle di persone che quelle minori dei regni subumani, incidono sul suo modo di essere; così come essa risente della pressione della società di cui fa parte e degli eventi che muovono la vita dell’umanità e dell’intero Pianeta.

La vita della Comunità si presenta pertanto come un fluire dinamico di forze psichiche di vario genere e natura, che danno luogo al succedersi di fasi e di cicli, ognuno diverso dall’altro e allo stesso tempo ognuno legato a quello precedente da un filo sottile, che collega senso e significato di ogni attimo all’interno di un processo unitario e direzionato.

All’interno di questo ricco dinamismo, vanno riconosciuti quei punti che danno stabilità e coerenza all’insieme, primo fra tutti il proposito della sua stessa esistenza: essere un centro di sperimentazione della Legge del Progresso di Gruppo.
Seguono poi alcuni principi fondanti e alcuni valori che, più di altri, la definiscono: potremmo dire che ne costituiscono il temperamento, che ha la nota della profondità e che ne sancisce i tratti innati e immutabili. Sulla base del temperamento si forma, anche per una Comunità, il carattere, che è molto più condizionato da fattori contingenti e soggetto all’influenza di fattori esterni, così come dalle proprie reazioni ad essi.

Tutti coloro che fanno parte della Comunità sono continuamente chiamati a riconoscere i punti di riferimento, stabili e immutabili, e a distinguerli da tutto ciò che è plastico e che deriva da un adattamento attivo alle circostanze. Perciò stabilità e mobilità sono entrambi valori importanti, che vanno equilibrati tra loro grazie ad un terzo elemento: il mantenimento di una direzione precisa e salda.

In un mondo che presenta tanta precarietà come è quello di oggi, come trovare quel punto di giusto equilibrio tra ciò che ci circonda e che inevitabilmente ci condiziona, e ciò che è il nostro retaggio profondo e il nostro compito evolutivo?

Ci viene incontro innanzitutto la Legge di Necessità, come quel grande indicatore di ciò che, oggi, è prioritario.

La Necessità ci suggerisce quale possa essere la risposta più idonea, eppure corrispondente alle nostre reali forze e possibilità.

C’è innanzitutto la Necessità che viene da noi stessi come persone, cioè quei bisogni umani che, in questi tempi di incertezza generale, potrebbero amplificarsi: vanno perciò intensificati l’attenzione e l’ascolto dell’altro, il sostegno e l’incoraggiamento reciproci.

Da sottolinearsi in modo particolare, è la gioia come atteggiamento interiore scelto e portato avanti con autodisciplina, per amore di noi stessi e per amore di chi ci sta intorno. Mai quanto in periodi di difficoltà collettiva, la gioia come pratica volontaria può essere salutare, proprio per contrastare le correnti di pessimismo e di ansia che abbattono l’energia psichica e ci rendono vulnerabili a tutti i livelli. La gioia può essere espressa nell’ambiente in cui viviamo, ma può anche essere irradiata sottilmente su tutta la Comunità e oltre.

Un altro antidoto è coltivare, e seminare intorno a noi, la certezza che, nonostante qualunque tipo di perdita ci capitasse, non ci accadrà nulla che non saremo capaci di affrontare. Per mantenere salda questa certezza, è bene lasciar andare le convinzioni e le immagini legate alla sicurezza che si sono stratificate in noi finora, stratificate e cristallizzate, al punto da non permetterci di intravedere altri modi di vivere possibili o addirittura appetibili.

Gli stessi atteggiamenti che valgono per noi come persone, siamo chiamati a svilupparli come gruppo, con qualcosa in più: proprio per poter continuare ad essere quel faro sulla via del futuro che è stata finora, la Comunità non può rallentare il suo processo di crescita e di costante sviluppo, su tutti i piani. Va perciò reso ancora più profondo e stabile il contatto con i mondi superiori che ci fanno da guida, mentre sul piano delle opere visibili, delle attività e dei nuovi progetti, tutto deve procedere col giusto ritmo, “agendo come se” i limiti imposti dalle circostanze non ci fossero.

Questo è l’unico modo vero ed effettivo per continuare a navigare sulla cresta dell’onda verso la Mèta: è anche l’unico modo per dare il nostro  contributo allo svolgersi del Piano e agli eventi previsti per questa nostra epoca.            

Marina Bernardi