In un momento in cui si è persa ogni sicurezza sulla “verità” e i punti di riferimento per procedere nella “giusta direzione” sono confusi e contraddittori, vi proponiamo il pensiero di un Grande “scienziato dello spirito”.  

Facendo una vitale distinzione fra avere un’Anima (in cui il primo posto viene dato alla personalità, e l’Anima è considerata quale un “accessorio”) ed essere un’Anima (che è precisamente l’opposto, e affermazione della verità) dobbiamo giungere a realizzare che la nostra vita personale è solo la conseguenza dell’incarnazione, e tutte le sue vicende sono soltanto incidenti (più o meno gravi). E allora l’Anima – e la vita dell’Anima, e il Piano dell’Anima da attuare – diviene (è) la realtà, e la vita personale è l’“accessorio”, il transitorio, l’accidentale, il relativo.

essere, dunque, un’Anima, e vivere in conseguenza. Attenersi alla Verità assoluta del nostro essere, liberandoci dalle tenaglie, dai pesi, dai legami, dalle oppressioni delle verità minori. Tutto può essere vero sul suo piano e al suo livello, ma andare al limite estremo, alla più ampia verità è la continua spinta, il continuo anelito dell’Anima.

Salendo un monte, si vedono via via bei panorami che di per se stessi potrebbero soddisfare e appagare, ma il desiderio di chi ascende è di arrivare in cima, alla più alta vetta, e di là contemplare il più vasto panorama, al disopra degli ostacoli che lo limitavano. I panorami lasciati in basso, non erano e non sono brutti o disprezzabili per questo (chi non può andare oltre, ci si arresta ed è, da quelli, appagato) ma sono necessariamente più limitati, e l’alpinista coraggioso, vigoroso, mira sempre a raggiungere la più alta vetta, che apre il più vasto e libero orizzonte. Di altura in altura fino alla sommità, che è come la verità assoluta di quella data ascensione (che è come il compito dato dall’Anima-Ego per quella data incarnazione). Nessuna vetta raggiunta è in verità la più alta; lo è solo per il momento e relativamente, ma appunto per il momento è l’altezza massima (la realizzazione massima di se stessi quale Anima) oltre la quale non è possibile andare. Raggiungere quella meta è – o dovrebbe essere – nostro quotidiano lavoro. L’Anima non può fermarsi sui ripiani, arrestarsi ai panorami più ristretti, alle Verità minori della Sua Verità. L’Anima deve compiere il suo lavoro, attuare il suo piano, realizzare il suo scopo. Perciò, nel più acuto della nostra sofferenza, nei momenti più opachi e più grigi, ricordiamo di essere un’anima, ricordiamo che la nostra fatica quotidiana è liberazione, è ascesa verso la più alta e più pura verità che la nostra Anima, che noi, quali anime, dobbiamo e vogliamo conquistare.

essere un’Anima. Essere tutti delle Anime: realizzarlo, abbatte l’illusione materialistica di essere dei corpi, dei fasci di emozioni, di sensazioni, di pensieri, e conduce nel regno della Verità. Capovolge il significato della vita, i valori della vita. È il vero essenziale Risveglio. È l’auto-riconoscimento, che abbatte la separazione; è un passaggio reale dall’ignoranza alla conoscenza, dall’illusione, dal “sogno” e dalla “menzogna” alla “sincerità” essenziale, alla verità.

Dire la Verità, significa (esotericamente) esprimere attraverso la propria forma (personalità) la Gloria Trascendente”.

Roberto Assagioli

Fonte:

Archivio Assagioli – Firenze
ISTITUTO DI PSICOSINTESI – Via San Domenico, 16 – 50133   FIRENZE