Il Principio dell’Unanimità non può essere imposto dall’esterno, perché rappresenta il frutto di una lenta maturazione psichica che si svolge all’interno di ogni singola coscienza.

 

Il Principio di Unanimità, tema del nostro lavoro bimestrale per luglio e agosto, è probabilmente di facile intuizione teorica ma certamente di difficile applicazione pratica. Questo si spiega con alcune considerazioni.
L’Umanità è tuttora impegnata nel fondamentale processo di conoscenza di sé che la psicologia definisce ‘individuazione’. Provenendo dall’esperienza collettiva di gruppo, retaggio della vita animale, e da sempre abituata ad essere guidata da modelli di massa attraverso il meccanismo dell’imitazione, l’Umanità attualmente è alla ricerca, negli uomini più evoluti, dell’esperienza dell’anima individuale. E questo, infatti, il primo obiettivo esaltante a cui tende ogni essere umano: quello di scoprirsi artefice di se stesso e del proprio destino, consapevole di essere libero nell’arbitrio di autocrearsi e di partecipare alla creazione del mondo. A questo punto, però, insorgono anche le difficoltà nella realizzazione del Principio di Unanimità. La volontà personale, l’orgoglio e la sicurezza di essere nel giusto, il fanatismo e l’attaccamento agli ideali, l’imposizione dei propri punti di vista e dei propri metodi, l’interferenza nelle responsabilità personali altrui, rappresentano infatti i maggiori ostacoli nell’impegno all’Unanimità. La personalità è sempre in agguato per appropriarsi dei talenti dell’Io, e anche quando supera l’egoismo più grossolano spesso si arrocca subdolamente in un atteggiamento di egocentrismo che la isola e l’allontana dall’esperienza dell’universalità, che rappresenta il nuovo obiettivo da raggiungere. E allora che è necessario sviluppare e coltivare alcune qualità fondamentali per raggiungere questo scopo: l’amore altruistico, lo spirito di integrazione, la volontà di armonizzarsi e di sincronizzarsi con gli altri.
Si tratta, a questo punto, di attuare un totale processo di disidentificazione e una successiva auto-reidentificazione, abbandonando l’appena conquistata visione individualistica della vita. È come se, raggiunto il vertice superiore della nostra personalità, scoprissimo che altro non è che il vertice inferiore del triangolo del nostro Io che si allarga all’infinito verso l’alto. Eccoci allora pronti a sottomettere tutte le nostre conquiste al nuovo orientamento esistenziale che ci condurrà sul sentiero più sottile ma più significativo dell’esperienza spirituale.

Un’altra considerazione da fare è che il Principio dell’Unanimità deve nascere dentro di noi come una intuizione profonda e non può essere imposto dall’esterno, perché rappresenta il frutto di una lenta maturazione psichica che si svolge all’interno di ogni singola coscienza. Trattandosi di un Principio della Nuova Era è illusorio attendersi di vederlo già diffusamente realizzato nel mondo; ci si deve perciò sentire pionieri nella conquista di mete ancora difficili da raggiungere per la maggior parte dell’Umanità, ma proprio per questo più urgenti e più importanti. Questo impegno richiede fede, coraggio e la volontà di sostituire all’orgoglio personale la gioia della comunione con gli altri, e all’affermazione individuale il potere dell’efficienza moltiplicata dall’unione.
L’ultima considerazione deriva dalla precedente: se il Principio di Unanimità nasce nel ‘più profondo’ dell’animo umano, anche i metodi e gli strumenti per intuirlo, esprimerlo e parteciparlo vanno cercati all’interno dell’individuo. Si tratta infatti di percepire l’appartenenza ad un ‘Unica Anima’ che abbraccia tutta l’Umanità. Questo obiettivo può essere raggiunto focalizzando l’aspirazione, il proposito e l’intenzione, che rappresentano gli aspetti più intimi ed elevati dell’uomo, quelli più vicini alla sua parte spirituale. I metodi soggettivi più indicati per realizzare tale compito sono la meditazione, l’invocazione e la preghiera in comune, perché producono la convergenza e quindi l’armonizzazione di quanto vi è di più essenziale e potente nell’essere umano. Successivamente questa focalizzazione agirà sul pensiero, sui sentimenti e sulle azioni di coloro che vi partecipano e produrrà la fusione del gruppo ‘alla radice’, integrando le diversità di ciascuno in una superiore funzionalità globale.

[fonte: Leggi e Principi della “Nuova Era”, Poggio del Fuoco – Comunità di Etica Vivente, pp. 59-60]