Si dice che una casa viene eretta e cresce grazie all’apporto solidale di tutte le pietre, i mattoni, le travi e i pilastri, che la rendono un organismo vivente solidale e armonico.
Questo sguardo all’indietro sulla nostra dimenticata, a volte rimossa, ‘impresa’ Agricola, ci da la misura della dedizione, dell’amore, del lavoro che hanno permesso di erigere nel tempo una grande costruzione di gruppo.
La storia della cura della terra della Comunità e delle sue coltivazioni storiche, come oliveti, vigneti, seminativi, boschi e orti, è inevitabilmente intrecciata a quello del suo sviluppo e della sua crescita avvenuta nell’arco di quasi 40 anni.
Per i primi 10 anni, fino all’acquisto di Ermes assieme agli amici di Rio Abierto, l’unico podere agricolo era quello di Poggio del Fuoco e lì si concentrarono le prime esperienze per la partenza di un orto, per la cura degli olivi – la cui raccolta veniva fatta dai 12 soci fondatori e dagli amici – per il miglioramento e l’estensione della vigna, per gli alberi da frutto.
Gli amici che hanno avviato la cura dei 10 ettari di Poggio, con un’attenzione particolare a pratiche biologiche e biodinamiche, non sono piu’ con noi da molti anni, ma li ricordiamo sempre con gratitudine: Rosanna Monti, responsabile dal 1981 al 1988 e i cui diligenti appunti sono ancora oggi una preziosa sorgente di informazioni, Anna Maria Latini, Gianluigi Mazzanti, Guido Cortese per la vigna, seguiti poi, negli anni ’90, da amici ancora presenti in Comunità come Salvatore Caruso, Fiorenza Bortolotti prima per l’orto di Poggio e poi per tutta l’agricoltura, da Tiziano Ganz per la vigna.
Nel frattempo la Comunità si espande, ci si comincia ad occupare degli altri poderi acquisti, dopo Ermes Valle del Sole nel 1994, e La Sbarra, dove vive Marina a Montegabbione.
Nel 1996 si avvia la prima gestione unificata di questi 4 poderi, che comporta da un lato una migliore economia di scala, ma dall’altro un maggiore carico di lavoro per i pochi che se ne stanno occupando.
La terra produce: olio di oliva, che viene anche distribuito in tutta Italia da una ben organizzata rete di ‘fiduciari’ e di ‘corrieri’ volontari, vino per autoconsumo, grano, girasole, orzo, alternati a leguminose da sovescio sui molti seminativi.
Si decide così di dare vita alla cooperativa Agricola Cerere, formata da Fiorenza Bortolotti, Daniela Braun e Maria Adelaide Rigi Luperti, che avvia la conversione al biologico di tutti i terreni agricoli gestiti per conto della Comunità, a cui si aggiunge Casa della Pace, dove vive il fondatore Sergio Bartoli dal 1991 e i terreni dove oggi sorge l’Istituto del Cuore.
Cerere da vita assieme a molti altri al Consorzio dello Zafferano di Città della Pieve ed avvia il primo campo a Valle del Sole, dove progetta e costruisce il laboratorio agricolo per il confezionamento, lo stoccaggio e la trasformazione dei suoi prodotti.
Alla chiusura della cooperativa, dovuta a condizioni amministrative sempre piu’ complesse ed onerose, segue nel 2007 la formazione dell’azienda Agricola Artemisia di Marina Bernardi, coadiuvata da Paola Buccetti e Francesco Maglio, che si dedica soprattutto al migliorameno degli uliveti.
Negli anni successivi vengono valutate molte diverse possibilità gestionali, anche attraverso consulenze e gruppi di lavoro, che sfociano infine, nel 2014, nell’affidamento dei terreni alla neonata azienda Agricola Antheia, di Maria Arata e Cesare Magro, decisi a rinunciare alla vita cittadina per avviare questa attività, facendosi carico anche delle nostre terre!
Dal prossimo mese di maggio Cesare e Maria restituiranno alla CEV tutti i poderi, mantenendo la sola gestione dell’uliveto del Granaio, per dedicarsi con maggiore impegno all’attività di accoglienza agrituristica.
Va rammentato anche che l’unità poderale maggiore, quella di Valle del Sole, con i suoi 13 ettari e con il primo dei villaggi della Comunità oltre al Centro San Michele, ha richiamato fin dall’inizio l’interesse degli abitanti, di amici e di volontari a partecipare ai lavori agricoli, in particolare alla raccolta delle olive, ma anche alle prime esperienze di orti – estivo agli Ulivi e invernale al Colle – portati avanti per parecchi anni, sfociati nell’ampliamento dell’orto biologico-sinergico gestito da Simona Turiano.
Molti gli amici attivamente coinvolti, sia nei lavori manuali, che nella progettazione, amministrazione, utilizzo dei prodotti nelle molte attività sociali, dalle cene regionali ai rituali agricoli tradizionali assieme agli amici contadini, Giuseppe e Leopoldo, come la famosa ‘vecchietta’, alla fine della raccolta annuale delle olive.
Si dice che una casa viene eretta e cresce grazie all’apporto solidale di tutte le pietre, i mattoni, le travi e i pilastri, che la rendono un organismo vivente solidale e armonico.
Questo sguardo all’indietro sulla nostra dimenticata, a volte rimossa, ‘impresa’ Agricola, ci da la misura della dedizione, dell’amore, del lavoro che hanno permesso di erigere nel tempo una grande costruzione di gruppo.
I nostri amici della permacultura, a cui abbiamo chiesto aiuto, ci dicono oggi che la terra della Comunità è “pulita”, preservata da ogni tipo di sostanza chimica grazie alla sua marginalità prima e alle nostre attenzioni poi.
Ci dicono pero’ anche che ha bisogno di nutrimento, essendo sempre stata una terra povera, come quella delle colline apenniniche, affidate a secoli di mezzadria.
Il compito che vogliamo assumerci oggi è quello di restiturle vita e fertilità, di rigenerarla con ogni mezzo, materiale e sottile, perché noi, ma soprattutto le generazioni future possano viverci e nutrirsi in modo sano, consapevole e sostenibile nella incomparabile bellezza della Natura che ci accoglie.
Lo vogliamo fare coinvolgendo tutti gli amici della Comunità in un progetto partecipato a lungo termine, da costruire assieme e a cui ciascuno possa contribuire in misura e modi diversi, che si ispira ad un percorso ampiamente sperimentato sul Pianeta, noto come CSA (Community Supported Agriculture – Un’Agricoltura sostenuta dalla Comunità).
Fiorenza, con la memoria storica di Vittorio, Salvatore, Marina
12 marzo 2019